E’ il 5 dicembre 2019, esattamente un anno fa. Avellino da tranquillo capoluogo di provincia si trasforma nel centro esatto di un’indagine giudiziaria della Dda di Napoli che vede tra gli indagati alcuni avvocati del Foro locale. Fatto che viene riportato da molti organi di informazione regionale e locale e vengono altresì indicati i nomi dei professionisti coinvolti in quella fase preliminare dell’inchiesta, come accade da prassi per indagini di questo tipo. La Camera penale di Avellino non ci sta e convoca una conferenza stampa nel corso della quale viene duramente criticato l’operato dei giornalisti che hanno firmato gli articoli sul caso specifico. I cronisti rivendicano il loro diritto ad informare e più in generale la libertà di informazione, anche ad Avellino. Il Sindacato dei cronisti della Campania interviene a sostegno dei colleghi e il risultato finale quale è stato? Una denuncia per diffamazione a mezzo stampa sporta dal segretario della Camera Penale di Avellino, l’avvocato Gaetano Aufiero, che si era sentito leso dal comunicato sindacale. Era finito così il primo match di questa (quasi) incredibile battaglia per la libertà di stampa. Con una querela che oggi si può definire temeraria perché archiviata ma che racconta e, in fondo, cristallizza, cosa significa fare cronaca giudiziaria in certi luoghi complicati del Paese. Val la pena riportare il contenuto del comunicato di solidarietà del Sugc, che tanto ha fatto indignare l’avvocato Aufiero e diffuso poche ore dopo la conferenza stampa della Camera penale: “Il Sindacato unitario giornalisti della Campania è al fianco dei giornalisti irpini che in queste ore hanno subìto un duro attacco dalla Camera penale di Avellino. Secondo gli avvocati la ‘colpa’ dei colleghi sarebbe di aver pubblicato i nomi degli avvocati coinvolti in un’inchiesta della Dda, da cui sono emersi scenari inquietanti circa i rapporti ambigui tra criminalità organizzata e professionisti che operano ad Avellino. Esprimiamo solidarietà e pieno sostegno ai colleghi, che hanno raccontato i fatti come devono fare i giornalisti. Se non avessero pubblicato i nomi, infatti, sarebbero stati omissivi venendo meno alla funzione della stampa che è quella di informare i cittadini anche quando si tratta di raccontare notizie spiacevoli. Ai colleghi irpini diciamo di non lasciarsi intimidire e di andare avanti nella ricerca della verità”. Secondo l’autore della querela quel “non lasciarsi intimidire” era diffamante poiché lui stesso durante la conferenza stampa aveva preso la parola. Il 25 novembre 2020 il gup del Tribunale di Avellino, in accoglimento di conforme richiesta della Procura, ha archiviato la querela di Aufiero ritenendolo intanto non legittimato ad agire per conto dell’associazione Camera Penale, il cui statuto prevede la rappresentanza in capo al Presidente. Inoltre il giudice ha ritenuto che quella frase è parte della normale attività e dialettica sindacale dunque “intimidire” in quel contesto non assume lo stesso significato e accezione che può avere in altri contesti. Il comunicato “incriminato” portava la firma del Presidente del Sugc (oggi dimissionario) Gerardo Ausilello, e del segretario Claudio Silvestri. La loro posizione è stata, appunto, archiviata e da questa brutta pagina dei rapporti tra avvocati e giornalisti hanno tratto l’esperienza per continuare a difendere la libertà di espressione in Campania, soprattutto nella cronaca di vicende processuali delicate come quella alla base del caso Avellino.
” “Accogliamo con soddisfazione la decisione del giudice Ciccone. – commentano Silvestri e Ausiello che al processo erano assistiti dall’avvocato del Sugc Giancarlo Visone – Una scelta che conferma la correttezza del documento del Sugc con cui si afferma la tutela del diritto di cronaca dei giornalisti irpini, peraltro in un momento difficile per Avellino, dove si respira un clima pesante a tutti i livelli nei confronti della stampa. Continueremo a difendere, a schiena dritta, i colleghi e a respingere con forza i tentativi di condizionamento e le querele temerarie”