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Liberi finalmente i nostri pescatori

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La notizia arrivata in diretta ai familiari riuniti nell’aula consiliare di Mazara. L’annuncio del premier Conte al sindaco Quinci. Dietro la liberazione dei pescatori mazaresi, anche il lavoro di due legali, una torinese l’altro libico

Al 110° giorno di prigionia la “scintilla” che dà speranza concreta del prossimo ritorno a Mazara dei pescatori dei motopesca Antartide e Medinea, sequestrati a 40 miglia da Bengasi lo scorso 1 settembre dalle motovedette della milizia della cirenaica capeggiata dal generale Haftar. A far sbloccare la situazione che aveva portato i familiari dei pescatori ad alzare i toni della loro protesta, soprattutto dopo la liberazione da parte di Bengasi di un cargo turco a cinque giorni da un analogo sequestro, è stata una vera e propria iniziativa legale. Una procedura avviata non più tardi di dieci giorni addietro, un incarico assegnato dall’armatore Leonardo Gancitano all’avv. Carola Motta del foro di Torino e che ha visto coassegnato un legale libico. Iniziativa sostenuta anche dall’associazione Principesca attraverso il presidente Giovanni Lo Coco. Lunedì scorso dinanzi al Tribunale militare libico di Bengasi doveva iniziare già il processo contro i 18 marittimi, otto italiani, sei tunisini, due senegalesi e due indonesiani, ma un impedimento del presidente del Tribunale ha fatto slittare l’udienza. Questo ha permesso ai due legali di muoversi nei confronti del collegio per arrivare ad una possibile intesa, e già da questa mattina il legale libico si è potuto unire ai 18 pescatori, in attesa della loro scarcerazione. “Grandi difficoltà per riuscire ad avere riconosciute le nomine – dice l’avv. Carola Motta – ma a conclusione siamo riusciti a ottenere quello che ci interessava, il rilascio dei pescatori e dei motopesca, un lavoro il nostro che non è stato meno silenzioso di quello della diplomazia, ma certo siamo più che soddisfatti che in appena 10 giorni siamo riusciti a far restituire libertà a Karoui Mohamed, Daffe Bavieux, Ibrahim Mohamed, Pietro Marrone, Onofrio Giacalone, Mathlouthi Habib, Ben Haddada M’hamed, Jemmali Farhat, Ben Thameur Lysse, Ben Thameur Hedi, Moh Samsudin, Giovanni Bonomo, Michele Trinca, Barraco vito, Salvo Bernardo, Fabio Giacalone, Giacomo Giacalone, Indra Gunawan”.
«Buon rientro a casa», scrive su Twitter il premier Giuseppe Conte, pubblicando una foto dei pescatori liberati in Libia. «I nostri pescatori sono liberi». La notizia è pubblicata sul profilo Facebook di Luigi Di Maio. Il posto prosegue: «Fra poche ore potranno riabbracciare le proprie famiglie e i propri cari. Grazie all’Aise (la nostra intelligence esterna) e a tutto il corpo diplomatico che hanno lavorato per riportarli a casa. Un abbraccio a tutta la comunità di Mazara del Vallo. Il Governo continua a sostenere con fermezza il processo di stabilizzazione della Libia. È ciò che io e il presidente Giuseppe Conte abbiamo ribadito oggi stesso ad Haftar, durante il nostro colloquio a Bengasi. Viva l’Italia».

«Felice per la liberazione dei pescatori, solo all’Aise (Agenzia informazioni e sicurezza esterna) il mio grazie», commenta il leghista Raffaele Volpi, presidente del Copasir, il comitato parlamentare che sovrintende ai servizi segreti. «La liberazione dei pescatori italiani trattenuti in Libia dimostra che il governo e la Farnesina hanno lavorato bene, in silenzio, senza clamori e alla fine hanno portato a casa i nostri connazionali senza cedere a ricatti. La lunghezza della loro detenzione è la dimostrazione che la trattativa non è stata facile. Chi fa ironia come Salvini evidentemente non conosce il lavoro che è stato fatto. Grazie al ministro Di Maio e al presidente Conte per questo risultato», dichiarano in una nota i senatori del Movimento 5 Stelle della Commissione Esteri di Palazzo Madama.

«La liberazione dei 18 pescatori ingiustamente detenuti in Libia da oltre 100 giorni, è una notizia meravigliosa per l’Italia», osserva Maria Tripodi capogruppo di Forza Italia in Commissione Difesa a Montecitorio, che prosegue: «Ritengo che, in questa giornata, le sterili polemiche politiche sulla vicenda debbano essere lasciate fuori dalla porta anche per rispetto alle famiglie delle persone coinvolte. Un plauso e un sentito ringraziamento va alla nostra intelligence che ha lavorato senza sosta, in silenzio e per mesi, ad ogni livello per arrivare alla loro liberazione».


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