Il cinema Azzurro Scipioni di Roma è sotto minaccia di chiusura.
L’ordine religioso proprietario delle mura vuole un canone di affitto quadruplicato, che il proprietario e animatore Silvano Agosti non può sostenere. L’Azzurro Scipioni non è un cinema qualunque, come sa chi lo ha frequentato dagli anni ’70. Agosti proietta sempre capolavori e film di impegno civile. Spesso introduce personalmente la visione con una spiegazione accurata e partecipe, perché è un attento osservatore della società e del cinema sa fare tutti i mestieri: scrivere una storia, girarla, fino al montaggio e alla proiezione in sala.
Tutto dell’Azzurro Scipioni parla della creatività del suo eclettico fondatore, che chiamò il cinema così, perché lo creò per proiettarvi per anni il suo film Il pianeta azzurro, che nessuno voleva distribuire. Per capire meglio il temperamento di questo agitatore culturale di oltre ottant’anni – amico di Morricone, Bellocchio, Petraglia, Rulli e di altri grandi artigiani delle emozioni – basti ricordare che pochi anni fa ha presentato all’Unesco una richiesta ufficiale affinché l’Essere Umano venga proclamato Patrimonio dell’umanità.
Lancio un appello al Mibac, alla Regione Lazio, al Comune di Roma e a tutte le Istituzioni pubbliche e private a tutela della cultura, affinché siano subito avviate iniziative di confronto con la proprietà, per trovare una soluzione che consenta all’ Azzurro Scipioni di vivere. E a Silvano Agosti di continuare a defibrillarci dal conformismo.
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