È stato un anno di battaglie per la Federazione europea dei giornalisti (Efj). Battaglie combattute purtroppo a distanza, perché la pandemia non sempre ha consentito ai vertici della Federazione di andare a portare sostegno sui territori, nei paesi dove gli attacchi alla libertà di stampa sono stati più forti.
La più importante battaglia europea per la libera espressione è stata per noi della Efj quella sulla Bielorussia. L’estate scorsa il popolo bielorusso è sceso in piazza contro le elezioni truffa che hanno confermato al potere il dittatore Alexandr Lukhashenko. La repressione è stata feroce e si è abbattuta anche e soprattutto sui giornalisti che cercavano di coprire le proteste. Molti colleghi sono stati arrestati e detenuti anche per più giorni, altri sono stati picchiati e hanno riportato gravi ferite. Un caso per tutti: Natasha Lubnevskaya, giovane reporter della testata “Nasha Niva”, che il 10 agosto, mentre svolgeva il suo lavoro coprendo una manifestazione , è stata colpita da un proiettile che le ha fracassato un ginocchio. E che oggi manda un messaggio di speranza, perché pensa che il popolo Bielorusso riuscirà a liberarsi dalla dittatura, continuando ad opporsi come sta facendo. La Federazione europea ha più volte lanciato appelli alla Ue perché intervenisse direttamente con sanzioni nei confronti delle autorità Bielorusse.
La EFJ – attraverso il suo Segretario generale, Ricardo Gutierrez -è anche volata in Francia, a sostenere i giornalisti che si sono ribellati all’approvazione di una legge liberticida, che voleva impedire ai cronisti le riprese di azioni della polizia nelle manifestazioni pubbliche.
La Federazione europea collabora inoltre attivamente alla “Piattaforma del Consiglio d’Europa per rafforzare la protezione del giornalismo e la sicurezza dei giornalisti “. Nel 2020, ci sono state 201 allerte in 32 Paesi , 86 sono state risolte o almeno hanno avuto una risposta da uno stato membro, mentre due giornalisti sono morti: la russa Irina Slavina, che si è immolata contro le restrizioni alla sua testata e il giornalista pakistano in esilio Hussain Baloch, trovato morto in Svezia la scorsa primavera . 119 sono i colleghi ancora detenuti e 24 i casi di omicidi impuniti di giornalisti. Ed è bene ricordare la Turchia, dove Can Dundar è stato condannato in contumacia ( si trova va esule in Germania) a 27 anni di carcere la vigilia di Natale.
Per tutto questo, l’impegno della EFJ anche nel 2021 sarà massimo. Tra le prime questioni sul tavolo dell’anno che sta per iniziare, la Polonia, dove la compagnia petrolchimica Orlen ha annunciato l’acquisizione di Polka press, oggi proprietà di un gruppo tedesco. Polka press possiede 20 dei 24 giornali regionali polacchi, 120 riviste locali e 500 portali online nel paese. Lo Stato detiene il 27,5% delle azioni di Orlen, cosa che gli assicura il controllo di fatto della compagnia. Dunque la stragrande maggioranza dei media polacchi cadrà di fatto sotto il controllo di un Governo autoritario, che da anni cerca di mettere il bavaglio alla stampa. L’operazione dovrebbe concludersi a inizio anno. L’impegno della Efj non potrà che essere rivolto al sostegno dei giornalisti polacchi, nella battaglia per una stampa libera.
Last but not least , le querele bavaglio stanno diventando un grave problema in molti paesi d’Europa, non solo in Italia, dove la legge ad hoc giace nel dimenticatoio. Una battaglia europea, una grande iniziativa comune, è l’auspicio per l’anno che arriva.