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Covid, stiamo andando a sbattere a un passo dall’uscita dal tunnel

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Per quelli che da marzo dichiarano la propria posizione e credono che la vita venga prima dei soldi non è una sorpresa veder convocare riunioni d’urgenza dei nostri governanti dopo aver visto le sconcertanti folle assembrate come mai negli scorsi anni in tutte le piazze italiane. E’ bene saperlo: non è una questione di centri commerciali e centri di storici solo di Roma, Milano, Napoli, Firenze…in tutte le piazze d’Italia, da piazza Maggiore ad Ascoli Piceno a piazza Cordusio a Genova, da Corso Vannucci a Perugia a piazza del Duomo a Catania, un fiume di gente è andata in giro molto spesso senza mascherina per poi comprare magari pochi ninnoli, ma comunque esserci, freddo, caldo, pioggia non importa, posso uscire, esco.

Leggo questa mattina con angoscia che Luca Zaia, il governatore dei governatori, amaramente ammette che il covid è ormai stato fatto passare come un problema dei vecchi e della sanità. Ed è assolutamente così. Nelle città venete ieri tutti a fare gli aperitivi accanto a chiese stracolme di bare. Personalmente provo un profondo senso di disgusto e di angoscia, la stessa che ho visto in un solo leader europeo e si chiama Angela Merkel, che nel paese con meno vittime impone misure durissime durante tutte le feste. La leadership o la si ha o non si inventa.

Il governo italiano da maggio ad oggi ha sbagliato tutto ed è inutile parlare degli scontri fra gli scienziati, dell’incoscienza dei giovani, delle pressioni di alcune categorie e corporazioni. Un governo è un governo, deve scegliere e decidere. Decidendo di fare il contrario rispetto a marzo, quando davvero si potevano chiudere solo alcune regioni e il virus non sarebbe neanche passato in una parte d’Italia, ha scelto questa volta di muoversi a macchia di leopardo, sperando forse che gli effetti delle vacanze “liberi tutti” non sarebbero stati così devastanti. E invece…Per mesi ci è stato detto che eravamo stati i più bravi, che si stava lavorando per contenere la seconda ondata, che si stava potenziando la sanità, ma ciascuno di noi che era costretto a frequentare medici di base, specialisti, ambulatori ospedalieri, sentiva dire cose del tutto diverse già a fine settembre. Dove erano i camici monouso, le istruzioni ai medici di famiglia, le mascherine giuste per tutti, gli ingressi separati ai pronto soccorso, i tamponi…

Adesso il bubbone è scoppiato, la riapertura dell’Italia a colori è, questa volta all’unanimità, ritenuta dalla scienza l’inizio della tragedia finale, cioè il sovrapporsi della seconda ondata sulla terza nel momento del picco influenzale e del freddo, dopo le feste natalizie.

Negli Stati Uniti 200.000 morti al giorno in più a 15 giorni dalla festa del ringraziamento. Quanti in Italia a metà gennaio, teoricamente a scuole aperte? Intorno ai 2000 al giorno. Chi non interviene oggi sta scrivendo sentenze di condanna a morte per migliaia di cittadini italiani che avranno prevalentemente più di 70 anni, che saranno già invalidi e menomati, ma saranno anche giovani sportivi e tonici, perché molte volte il virus colpisce anche loro e quando gli ospedali li rimanderanno a casa sarà dura.

Spero ancora nello scossone di queste ore, visto che un sottosegretario finalmente interviene sul piano pandemico arretrato e nascosto e sugli incredibili comportamenti della OMS. E ringrazio per l’ennesima volta gli amici di Report. Ma non so se basterà. Ci vuole la forza morale e politica della Merkel per spiegare agli italiani che devono stare fermi, ci vuole l’intelligenza di capire che non è dentro le fabbriche e dentro le aule scolastiche che si trasmette il virus ma sui mezzi di trasporto e nei locali di ritrovo, ci vuole la capacità di erogare i ristori nel giro di una settimana perché le categorie che chiudono devono sopravvivere, ci vuole la forza di sfidare l’impopolarità e di fare una campagna mediatica potente per spiegare l’unico vero obiettivo che dobbiamo avere tutti: vaccinarci! Adesso non è marzo, la luce in fondo al tunnel viene inoculata con una piccola siringa in migliaia di persone mentre noi parliamo e discutiamo di rimpasti di governo! E’ una realtà. Dobbiamo fare l’ultimo sforzo, il tratto finale che è il più duro di tutti ma l’obiettivo è certo. Un po’ di coraggio si chiede ai politici, almeno una volta, di fronte ad un evento epocale. Costi i voti che costi.


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