Cento anni, tanti ne avrebbe compiuti, e il sogno dell’Europa che si concretizza in un decennio, l’ultimo cel Ventesimo secolo, grazie all’impegno di un gruppo di uomini che avevano vissuto i grandi diluvi del Novecento e deciso di dire concretamente: mai più. Ciampi, Andreatta, Kohl: i padri dell’Euro, degni eredi di figure come De Gasperi, Schuman e Adenauer, gli uomini di frontiera che nel dopoguerra avevano contribuito a riscattare la dignità del Vecchio Continente dopo una maledetta guerra che aveva prodotto macerie non solo morali.
Ho sempre pensato a Ciampi come a un ragazzo di Livorno che è rimasto tale, anche da governatore della Banca d’Italia, anche da presidente del Consiglio, da ministro del Tesoro e, infine, al Quirinale. Un azionista, un protagonista della lotta di Liberazione, un patriota nell’accezione risorgimentale del termine, un uomo in grado di restituire valore alla nostra bandiera e alle nostre feste repubblicane.
Ciampi è sempre stato un sognatore, un idealista, un politico dotato delle competenze e del rigore di un tecnico e un tecnico dotato della visione propria della politica migliore. Fu protagonista dell’unica stagione commendevole che abbiamo vissuto nell’ultimo quarto di secolo: il biennio dell’Ulivo, di una piccola e positiva svolta progressista compiuta dall’Italia, di una speranza concreta di rinnovamento, prontamente tradita dal centrosinistra stesso per abbandonarsi al terzaviismo blairiano che ha condotto l’intero Occidente a destra.
Carlo Azeglio Ciampi è sempre stato un protagonista silenzioso: un lavoratore encomiabile, un punto di riferimento internazionale, uno straordinario uomo delle istituzioni, sempre pronto a difendere la Costituzione dagli attacchi di chi voleva stravolgerla e in prima linea nel rinviare alle camere le leggi che non potevano essere firmate per manifesta incostituzionalità.
Se n’è andato quattro anni fa, all’età di novantacinque anni, e il vuoto si sente eccome.
È stato il mio primo presidente della Repubblica (negli anni di Cossiga e Scalfaro ero troppo piccolo), uno di quelli che ho amato maggiormente. Ne ricordo l’ironia, i bellissimi discorsi di fine anno, la saggezza e, più che mai, l’attenzione rivolta ai giovani, anche nell’ultimo periodo, quando ormai faceva fatica persino a muoversi.
Ciampi è rimasto un ragazzo nel cuore, un ragazzo di Livorno, un esempio e un modello per chi aspira a vivere in un Paese sereno e ad avere una politica all’altezza delle sfide che abbiamo di fronte.
Gli rivolgiamo un pensiero colmo d’affetto, di gratitudine e, visti i tempi, anche di rimpianto.
P.S. Dedico quest’articolo alla memoria di Natale De Grazia, un servitore dello Stato morto venticinque anni fa in circostanze non del tutto chiarite, a quanto pare a causa delle sue indagini sullo smaltimento dei rifiuti tossici. A conferirgli la medaglia d’oro al merito di marina fu proprio Ciampi, nel 2004, con la seguente motivazione: “
Il Capitano di Fregata (CP) Spe r.n. Natale De Grazia ha saputo coniugare la professionalità, l’esperienza e la competenza marinaresca con l’acume investigativo e le conoscenze giuridiche dell’Ufficiale di Polizia Giudiziaria, contribuendo all’acquisizione di elementi e riscontri probatori di elevato valore investigativo e scientifico per conto della Procura di Reggio Calabria. La sua opera di Ufficiale di Marina è stata contraddistinta da un altissimo senso del dovere che lo ha portato, a prezzo di un costante sacrificio personale e nonostante pressioni ed atteggiamenti ostili, a svolgere complesse investigazioni che, nel tempo, hanno avuto rilevanza a dimensione nazionale nel settore dei traffici clandestini ed illeciti operati da navi mercantili. Il comandante De Grazia è deceduto in data 13.12.1995 a Nocera Inferiore per “Arresto cardio-ircolatorio”, mentre si trasferiva da Reggio Calabria a La Spezia, nell’ambito delle citate indagini di “Polizia Giudiziaria”. Figura di spicco per le preclare qualità professionali, intellettuali e morali, ha contribuito con la sua opera ad accrescere e rafforzare il prestigio della Marina Militare Italiana”.
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