Non c’é stato un paese europeo che non abbia attirato in questo anomalo anno 2020 l’attenzione internazionale quanto la Bielorussia. Un paese dell’est Europa, con circa 10 milioni di abitanti, che ha saputo mostrarsi al mondo con un coraggio esemplare che probabilmente in molti avevamo sottovalutato.
É un popolo coraggioso e dignitoso quello dei bielorussi che dallo scorso 9 agosto dopo l’elezione di Aleksandr Lukashenko, l’attuale presidente in carica dal 1994, rieletto per la sesta volta e confermato con oltre l’80% dei voti, non ha accettato l’ennesima vittoria presidenziale sospettando brogli elettorali.
Nonostante tutto, la repressione, gli arresti, le torture, le sparizioni, le minacce e le continue vessazioni é un popolo che continua in modo composto e deciso a manifestare per chiedere democrazia e libertá in patria.
La Bielorussia é stata definita come l’ultima dittatura d’Europa ed oggi possiamo confermare che il 2020 é stato sicuramente un anno decisivo per questo paese che ci ha regalato un eclatante esempio di cosa sia il coraggio.
É stato lo stesso Parlamento Europeo a conferire alla leader dell’opposizione Sviatlana Tsikhanouskaya nella giornata del 16 dicembre il Premio Sacharov per “la libertà di pensiero all’opposizione democratica bielorussa che da mesi protesta pacificamente contro la rielezione del presidente Lukashenko”.
Da agosto ad oggi in Bielorussia le proteste sono state sedate con la repressione e secondo i dati raccolti da diverse organizzazioni per i diritti umani, dall’inizio delle manifestazioni, sono state arrestate più di 30mila persone, e otto sono mortem entre i prigionieri politici sono circa duecento.
Tra le persone decedute non possiamo non ricordare Roman Bondarenko, il ragazzo di 31 anni morto lo scorso 12 novembre dopo essere stato arrestato e picchiato brutalmente da parte della polizia bielorussia. a Minsk nella ‘Piazza del cambiamento’.
Roman, era uno dei tanti giovani manifestanti che auspicava il cambiamento nel proprio paese e lui come tanti altri periti in questa lunga e civile battaglia di libertá, é diventato un simbolo delle proteste.
Ma la repressione in Bielorussia é da tempo sotto l’attenzione del Consiglio europeo che ha deciso di imporre ulteriori sanzioni al paese.
Il Consiglio dell’EU ha infatti adottato lo scorso 17 dicembre 36 designazioni supplementari, rivolte a funzionari di alto livello responsabili della repressione violenta e delle intimidazioni in corso nei confronti, tra l’altro, di manifestanti pacifici, membri dell’opposizione e giornalisti.
Le sanzioni sono rivolte anche a soggetti economici, imprenditori di spicco e imprese che traggono vantaggio dal regime di Alexandr Lukashenko e/o lo sostengono.
Questa decisione è intesa a inviare ai soggetti politici ed economici responsabili il messaggio forte secondo cui devono pagare un prezzo per il loro sostegno al regime.
Le misure restrittive comprendono il divieto di viaggio e il congelamento dei beni.
Il primo impedisce alle persone inserite nell’elenco di entrare o transitare nei territori dell’UE, mentre il secondo colpisce i loro fondi o risorse economiche. È fatto inoltre divieto ai cittadini e alle imprese dell’UE di mettere fondi a disposizione delle persone ed entità inserite nell’elenco.
La decisione fa seguito all’accordo raggiunto dai ministri degli Affari esteri dell’UE nella videoconferenza del 19 novembre 2020.
Attualmente un totale di 88 persone e 7 entità sono designate nel quadro del regime di sanzioni nei confronti della Bielorussia.
Lo scopo delle sanzioni è esercitare pressioni sulla leadership politica bielorussa per prevenire ulteriori violenze e repressioni, liberare tutti i prigionieri politici e le altre persone ingiustamente detenute e avviare un dialogo nazionale autentico e inclusivo con la società in generale.
L’augurio per il 2021 é quello di una pacifica risoluzione della situazione nel paese che garantisca le dimissioni di Aleksandr Lukashenko, lo svolgimento di nuove, libere e trasparenti elezioni, la liberazione immediata delle prigioniere e dei prigionieri politici, e che i responsabili delle repressioni, delle detenzioni e delle uccisioni, rispondano di queste azioni alla giustizia.
Obiettivi inseriti nelle richieste del COMITATO ITALIANO PER LA DEMOCRAZIA IN BIELORUSSIA di cui articolo21 é tra i promotori presentato lo scorso 13 ottobre 2020 presso la Camera dei Deputati.