“Se prevarrà il Presidente uscente, probabilmente insisterà sulla via intrapresa all’insegna di America First, il che significa che vi sarà una politica interna irrispettosa della società aperta multietnica, una politica economica imperniata sul monetarismo a beneficio delle grandi corporation, un’indifferenza verso l’ambiente, e una politica commerciale protezionistica. (…) La conferma di Trump potrebbe poi comportare quella manomissione delle istituzioni della democrazia liberale (…) Ciò significherebbe il ridimensionamento del carattere liberale della potenza americana nel mondo, e un’ulteriore perdita dell’egemonia politica, economica e militare”. A tratteggiare la profezia in maniera disinvolta e approfondita è il Prof. Massimo Teodori nel suo ultimo libro Il Genio americano edito da Rubbettino.
Un quadro ben preciso a vedere l’ira di Donald Trump mentre, in queste ore serrate, inneggia i propri elettori a presunti brogli con la minaccia di ricorrere alla Corte Suprema se alcuni Stati non fermeranno i conteggi. Infatti, tra i fusi orari e i voti anticipati arrivati per posta, gli uffici elettorali stanno ancora lavorando dopo quattro giorni dall’Election Day. Questo ritardo è dovuto al fatto che sono due i gruppi di voti da calcolare: il voto elettorale per quanti sono i membri alla Camera dei Rappresentanti e dei Senatori; il voto popolare che si conteggia Stato per Stato e non nell’insieme. Gli Stati che più influiscono per collegio elettorale e sui quali è ferma l’attenzione dei media e dell’opinione pubblica sono la California, il Texas, la Florida, New York, l’Illinois, la Pennsylvania, l’Ohio e il Michigan.
Dagli ultimi numeri pubblicati dall’Associated Press mentre scriviamo (ore 18 del 6.11.2020) il democratico Joe Biden dovrebbe essere a un passo dal diventare il 46° Presidente che entrerà alla Casa Bianca: gli bastano 270 voti su 538 per raggiungere la maggioranza e scavalcare Trump.
Nelle pagine del Genio Americano tutto questo già si intuiva, come ad esempio prevedere un popolo che nonostante l’emergenza sanitaria in atto non si sconsola e va a votare, con grande affluenza, per ristabilire i fondamenti della democrazia liberale che ha fatto degli States un punto di riferimento nel mondo dei diritti e delle libertà. Quanto ancora i cittadini dovranno fare i conti con l’arrogante politica nazionalpopulista di Trump? La prassi politica da lui fin qui esasperata e alterata troverà nuova legittimazione?
“Se invece sarà eletto Joe Biden – continua Teodori – grazie a una larga coalizione politica e sociale, è probabile che sia rinverdita quella vena democratica dell’America che è stata interrotta (…) Lo shock del Covid-19 indurrà Biden a rafforzare l’attenzione ai ceti più disagiati, bianchi e non bianchi, specialmente in tema di salute, condizioni di vita e bisogni economici (…) Anche la visione estera di Biden si richiama a quell’internazionalismo democratico che potrebbe portare alla riattivazione della presenza americana negli organismi multinazionali economici, civili e militari, e un maggiore impegno sui nuovi fronti del globalismo, innanzitutto sull’ambiente e il clima”. Quando si insedierà, cosa che ormai sembra data per certa, Biden ha infatti già annunciato che gli Stati Uniti rientreranno nell’accordo di Parigi.
Il Genio americano resta allora un libro necessario per la comprensione e la memoria storica, per non chiederci in futuro in che modo il consenso popolare abbia potuto trasmettere a una sola persona la convinzione di detenere poteri illimitati con il rischio di sovvertire, con la spinta suprematista, la realtà democratica.
Massimo Teodori, Il Genio americano. Sconfiggere Trump e la pandemia globale, Rubbettino Editore 2020, pp. 132, Euro 14