Prendiamo atto dell’ennesimo incontro infruttuoso tra le due procure. Se da un lato apprezziamo la risoluta determinazione dei nostra procuratori che hanno saputo concludere le indagini, senza farsi fiaccare ne’ confondere dai numerosi tentativi di depistaggio, dalle interminabili dilazioni e dalle mancate risposte egiziane, d’altra parte non possiamo che stigmatizzare una volta di più la costante e plateale assenza di collaborazione da parte del regime che continua a non rispondere alla rogatoria del 29 aprile 2019 e non ha neppure voluto fornire l’elezione di domicilio dei 5 funzionari della National Security iscritti nel registro degli indagati due anni fa.
In questi 5 anni abbiamo subito ferite e oltraggi di ogni genere da parte egiziana, ci hanno sequestrato, torturato e ucciso un figlio, hanno gettato fango e discredito su di lui, hanno mentito, oltraggiato e ingannato non solo noi ma l’intero Paese.
Oggi i procuratori egiziani hanno la sfrontatezza di “avanzare riserve” sull’operato dei nostri magistrati ed investigatori e di considerare insufficienti le prove raccolte. Non solo non rispondono alle rogatorie e non sono in grado di fornire cinque indirizzi ma persino si permettono di giudicare il quadro probatorio delineato dalla nostra procura, insistendo nel rifilarci il vecchio sanguinario depistaggio dei 5 rapinatori che costò la vita a degli innocenti fatti spacciare per gli assassini di Giulio.
Una assoluta mancanza di rispetto nei confronti non solo della nostra magistratura ma anche della nostra intelligenza.
Le strade tra le due procure non mai state cosi divise.
Crediamo che il nostro governo debba prendere atto di questo ennesimo schiaffo in faccia e richiamare immediatamente l’ambasciatore. Serve un segnale di dignità perché nessun paese possa infliggere tutto il male del mondo ad un cittadino e restare non solo impunito ma pure amico.
Lo dobbiamo a Giulio e a tutti i Giuli e le Giulie in attesa ancora di verità e giustizia.
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