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“La neve in tasca”, l’inquietudine che cerca la ragione nelle poesie di Franco Filice

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“I desideri si sono rifugiati/nell’androne di un palazzo/in attesa che passi il maltempo”.  Sono i versi di un viandante dell’anima quelli di Franco Filice, in arte Franz Farn, autore de’ “La neve in tasca” (edito da Libreria)Un intellettuale e studioso, calabrese d’origine, ma napoletano d’elezione, fine traduttore letterario che si è formato tra la Germania e il Sud Italia. Laureatosi in Germanistica all’Orientale di Napoli, dove poi, per molti anni dirige la biblioteca del Goethe-Insitut, lo scrittore calabrese porta con se’ un bagaglio di sapori, silenzi, attese, descrizioni sensoriali, che raccontano molti luoghi fisici e percorsi esistenziali. Un viaggio anche nel suono – Filice ha tradotto, tra gli altri Claudia Rusch, Joe Lendle, Thomas Meyer e Maja Haderlap – dove l’influsso tedesco (la lingua per eccellenza della Poesia) abbraccia, stordisce e in qualche caso frena il calore del Sud. “Ed è subito gelo. Ogni coppia sta sola nel cuor dell’angustia/folgorata da un lampo di osmosi”. “La neve in tasca” è un’inquietudine che cerca la ragione e le ragioni, con la profondità di una scrittura senza compromessi, che si racconta lucida e fiera.


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