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Illustrazione… al femminile

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L’illustrazione ha da sempre accompagnato la mia vita. Ho amato queste immagini misteriose fin dai miei libri di bambina, annusando la carta intrisa di racconti che insieme attraggono e spaventano…così la mia passione per il segno ha preso forma, trasformandosi in un mestiere non comune: l’illustratrice. Sono stata fortunata ad essere nata in un secolo che ha dischiuso le porte alla creatività delle donne, un tempo relegate negli oscuri recessi di una società declinata al maschile. Illustrare letteralmente significa “dare lustro”, ma paradossalmente questo genere artistico è vissuto nell’ombra, soprattutto le illustratrici che in passato furono oscurate dalla presenza ingombrante dei loro colleghi, vivendo di sbieco in un sistema che le ignorava, quando non le disprezzava. Nel mondo contemporaneo, bulimico di immagini, finalmente l’Illustrazione occupa un posto importante nell’universo dell’immagine e della comunicazione. In primo luogo sono emerse le sue valenze artistiche  e pedagogiche, svelate da elementi affascinanti, inquietanti, simbolici  e onirici, che costituiscono un mondo parallelo a quello realmente vissuto, rappresentando in secondo luogo una risorsa per chi intende occuparsi di immagine nel mondo editoriale.

Si è  così manifestato un interesse crescente per gli albi illustrati, ora finalmente non più relegati al mondo delle letture infantili, capaci di  guidare  alla scoperta del  piacere  per la lettura,  all’osservazione della realtà attraverso uno sguardo aperto  e libero che con un linguaggio adeguato comunica  la varietà del mondo e le sue sfaccettature. L’illustratore ha acuito il suo sguardo sul peculiare rapporto che intercorre fra testo e immagine, ritenuti ora linguaggi che si condensano completandosi a vicenda, sviluppando un linguaggio iconico espressivo, non più al servizio della parola, ma corposo e indipendente, di pari importanza alla scrittura. L’attenzione degli studiosi ha vieppiù rivelato e sostanziato l’arte dell’illustrazione, recuperando la memoria di artiste dimenticate o neglette. A questo delicato e importante compito si è dedicata Paola Pallottino, studiosa e critica di illustrazione italiana, lei stessa illustratrice, nonché paroliera di Lucio Dalla.  Nei suoi libri ci aiuta ad addentrarci nella foresta intricata di questa forma espressiva troppo spesso considerata “arte minore”. Attraverso la sua chiave di lettura riscopriamo le illustrazioni, prima relegate al mondo dell’infanzia, come immagini “necessarie”, sulle quali soffermarsi a riflettere e sognare, antidoto al bombardamento iconico a cui siamo sottoposti nella civiltà contemporanea. Illustrare, abbiamo già detto, significa “dare lustro”, illuminare e arricchire le parole scritte attraverso la personale prospettiva dell’illustratore e la sua capacità comunicativa. Un libro illustrato è inoltre per definizione riproducibile. Le prime tecniche legate all’illustrazione, (a partire dall’invenzione del torchio e dall’incisione,) dunque testimoniano storicamente l’importanza e la forza comunicativa dell’immagine, esplicativa e didattica anche in assenza di parole. La Pallottino nel suo saggio “Storia dell’illustrazione italiana” conduce un excursus storico che si fa strada dai primi illustratori romantici, gli autori del Pinocchio di Collodi, passando per la fiorente epoca Liberty, fino alla nascita del fumetto e all’avvento della televisione, che in qualche modo appiattirà la varietà dei linguaggi iconici. Già in questo lavoro comincia ad emergere la figura dell’illustratrice donna, emarginata così come in tempi passati lo è stata nell’arte convenzionale, nascosta dalla piena “titolarità” dei colleghi uomini. Illustratrici dalla grande forza interpretativa come Maria Augusta Cavalieri, autrice di tavole e copertine dal limpido segno di ispirazione decò, sono quindi vissute all’ ombra degli illustratori maschi.

Nel suo ultimo libro “Le figure per dirlo” la Pallottino continua questo lavoro di riscoperta, mettendo in luce gli aspetti più affascinanti di grandi illustratrici, da Luisa Fantini, artista degli anni ’30, fino ad Olimpia Zagnoli, autrice contemporanea, che lavora per lo più con il digitale. Attualmente quindi la situazione è radicalmente cambiata: la presenza di donne illustratrici  è cresciuta, così come l’importanza stessa di quest’arte. Negli ultimi trent’anni si è formata accanto agli illustratori una generazione di raffinate e apprezzate illustratrici capaci di muoversi con agilità da un campo all’altro, creando inedite occasioni di contaminazione, prestiti, stimoli in direzione di vari comparti del visivo: dalla pubblicità al design, dal cinema d’animazione al fumetto, dalla scenografia, ai disegni per la moda. Chi lavora oggi con le immagini raccoglie un’infinità di suggestioni: contaminazioni che spaziano dalla musica alle nuove applicazioni tecnologiche. Questa mescolanza di influenze e mode ha creato modi di illustrare innovativi, stili e soluzioni ancora in crescita e trasformazione. Grazie a questa evoluzione è cresciuta anche la capacità di interagire con il testo, di saper incontrare i temi trattati, di raccontare e narrare, creando immagini comunicative e spesso autonome rispetto alla parte scritta. Da Lucia Scuderi a Mara Cerri, Nicoletta Ceccoli, Octavia Monaco, Chiara Carrer, per citarne solo alcune, si è fatto strada questo nuovo gruppo di artiste dalla potente poetica immaginativa, dal segno raffinato o corposo, capaci di coniugare innovazione e classicità, tecniche tradizionali e audaci sperimentazioni, unite dal filo rosso della capacità e sensibilità di narrare attraverso le immagini. Nella società contemporanea essere un’illustratrice significa avere la possibilità di conquistare un posto in piena luce nel mondo dell’arte.


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