La settimana che è appena iniziata è lo specchio della condizione dei cronisti italiani impegnati a raccontare il Paese difficile e controverso, perché mette in fila una serie di appuntamenti giudiziari e parlamentari che danno il senso della battaglia in atto per assicurare l’agibilità dell’informazione su tutti gli argomenti, specie quelli oggetto di speculazione politica, e in tutto il territorio.
Domani audizione in Commissione Antimafia dei giornalisti minacciati sul web per le inchieste sui migranti e in particolare sui trafficanti di essere umani nel Mediterraneo e le fake news su Lampedusa, aggressioni che hanno riguardato in modo specifico Angela Caponnetto, Donato Ungaro e Nello Scavo, nonché il Presidente della Fnsi, Giuseppe Giulietti, che era intervenuto con una nota di solidarietà della Federazione. Sempre domani riprende davanti al Tribunale di Latina il processo per le minacce al giornalista de Il Messaggero Vittorio Buongiorno, preso di mira da un esponente della criminalità locale. Nel procedimento la Federazione Nazionale della Stampa è parte civile, rappresentata dall’avvocato Giulio Vasaturo. Giovedì mattina in Tribunale a Roma è attesa la sentenza a carico di Armando Spada per le minacce nei confronti della giornalista Federica Angeli, già sotto scorta per le inchieste sulla criminalità a Ostia e anche qui la Fnsi è parte civile. Il 25 novembre ultima udienza del processo a carico dell’ex funzionario del Governo maltese Neville Gafà per le minacce via web contro Nello Scavo per un’inchiesta sui respingimenti verso la Libia. Scavo è parte civile insieme alla Fnsi, sempre rappresentata dall’avvocato Vasaturo.
Vengono al pettine dunque alcuni nodi sulle difficoltà che i giornalisti incontrano nel raccontare la cronaca in generale in Europa e in territori impervi per la presenza del crimine organizzato, che non si fa alcuno scrupolo nell’aggredire i cronisti pur di evitare i riflettori. La Federazione Nazionale della Stampa ha già annunciato di voler utilizzare i risarcimenti che si spera verranno accordati per potenziare la scorta mediatica e gli aiuti ai giornalisti, specie quelli precari e meno tutelati.
E intanto il figlio di Daphne Caruana Galizia, Matthew, in un editoriale per il Corriere della Sera, ricorda come, prima dell’attentato avvenuto il 16 ottobre del 2017, sulla madre incombevano decine di querele per diffamazione. “Querele pretestuose – scrve Matthew – innescate da chi la voleva mettere a tacere, querele che a livello internazionale abbiamo imparato a conoscere come SLAPPs (strategic lawsuits against public participation)”. L’editoriale è sottoscritto, oltre che da OBC Transeuropa (Osservatorio Balcani e Caucaso Transeuropa), da altre 86 organizzazioni, da Amnesty International alla Federazione Europea dei giornalisti, da Greenpeace a Index on Censorship, dalla Daphne Caruana Galizia Foundation a Transparency International
(Nella foto Nello Scavo di Avvenire)