Covid: 50mila morti. Come aver cancellato una provincia come Chieti

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Gli assembramenti per il blackfriday. Le discussioni sui cenoni di Natale e Capodanno. Il dilemma dei regali. E adesso soprattutto le polemiche sulla riapertura delle piste da sci. Proprio come a maggio, quando i temi all’ordine del giorno erano il campionato di calcio, le spiagge, le discoteche.

Come è andata lo sappiamo.

Ma la notizia di oggi dovrebbe proprio essere un’altra: ci sono stati in Italia oltre 50.000 morti per il covid, che è come dire che una città come Chieti, o come Rovigo, o come Battipaglia oggi non ci sono più. Questo è quello che sta accadendo nel nostro paese ogni giorno, in silenzio, in sordina, mentre le istituzioni litigano, la maggior parte delle persone vuole muoversi e riaprire le attività e a chiudersi in casa stando sempre peggio è la popolazione che oggi chiamano fragile, gli anziani, i malati, le persone comunque in terapia, gli invalidi, i non autonomi.

I giovani pensano che loro hanno ormai vissuto, in fondo gli è andata bene finora. Noi anziani pensiamo invece che i giovani hanno tutta la vita davanti e noi solo la morte.

Questo solco profondo che segnerà per anni il futuro di ogni paese, certo non solo il nostro, non viene affrontato, si sa che è così e si pensa…è così e basta.

Il problema non è italiano, è dell’occidente. I dati di queste ore dimostrano in modo plateale come l’Asia stia uscendo dalla pandemia applicando regole ferree che per di più stanno rilanciando le loro economie. Australia e Nuova Zelanda comprese, non solo i regimi. Ma lì, oltre alle differenze di comportamento di governi e cittadini, ci sono state indicazioni unanimi da parte degli esperti.

Comunque, fra i paesi europei noi siamo i più imperdonabili, perché eravamo in vantaggio e lo abbiamo voluto disperdere. Non mi sento di accusare nessuno in particolare: un paese basato sul pressapochismo, la disorganizzazione, l’incompetenza, la mancanza di senso dello stato, non poteva che comportarsi così. Colpa del governo, dell’opposizione? Colpa degli irresponsabili che non stanno alle regole? E’ un dibattito che a molti non appassiona più. Colpa certamente, e lo dico con durezza, dei negazionisti e dei minimizzatori fra gli addetti ai lavori.

Uno scenario, agghiacciante che si sta già ripetendo per i vaccini e comporterà conseguenze gravissime. La gratitudine per il personale sanitario deve essere immensa, ma certamente nei confronti di molti scienziati cosiddetti esperti non c’è da provare gratitudine ma rabbia. La rabbia che i 50.000 cittadini italiani che non ci sono più meritano che sia espressa da parte nostra, cittadini ai quali nessuno, ma proprio nessuno, pensa di chiedere scusa, men che meno quelli che in questi mesi hanno sbagliato tutto, ma proprio tutto.


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