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Chi ha paura di Julian Assange?

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Perché persino il Parlamento europeo si è espresso in modo sfavorevole a Julian Assange? Tranne il Mov5Stelle e Pierfrancesco Majorino del patartito democratico, come denuncia l’infaticabile Stefania Maurizi, le componenti italiane hanno votato in blocco contro o si sono astenuti sul testo che recitava: “la detenzione e l’incriminazione di Julian Assange costituiscono un grave precedente per i giornalisti come stabilito dal Consiglio d’Europa”. Un emendamento ad un dispositivo più ampio. Come mai?

La vicenda sta assumendo dei tratti davvero inquietanti. Il fondatore di WikiLeaks è in attesa della sentenza che un tribunale speciale di Londra dovrebbe emettere a breve, in merito alla richiesta di estradizione negli Stati Uniti. Com’è noto, il giornalista di origine australiana è accusato di aver rivelato segreti di Stato. E, negli Usa, la pena – in base alla legge sullo spionaggio del 1917- può arrivare a 170 anni di carcere.

Dopo una lunga ed estenuante permanenza nell’ambasciata nel Regno Unito dell’Ecuador oggi Assange è soggetto da tempo ad una detenzione dura e, tra l’altro, le sue condizioni di salute paiono alquanto precarie.

E’ altrettanto risaputo che WikiLeaks ha permesso di conoscere misfatti come le morti in Iraq o in Afghanistan, di venire a conoscenza delle relazioni pericolose tra molti potenti della terra: violenti e guerrafondai.

Il mondo sembra andare alla rovescia: chi ha rotto l’incantesimo delle omertà va in galera, chi ha orchestrato le guerre gira indisturbato a tenere ben remunerate conferenze.

Attenzione. La questione attiene al diritto all’informazione e alla libertà di cronaca. L’eventuale condanna di Assange sarebbe una botta di proporzioni incalcolabili per chi ha a cuore l’articolo21 della Costituzione e le norme analoghe che si rintracciano facilmente nelle analoghe Carte europee, e nello stesso primo emendamento della Costituzione degli Stati uniti, “sacro” e celeberrimo proprio là dove è invocata la punizione.

Una domanda amara e sincera al Presidente del Parlamento europeo, lo stimato giornalista David Sassoli. Perché questo silenzio? Ora Assange, e domani?


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