Certo, le parole non sono manette che scattano ai polsi dei criminali, ma il mondo delle religioni dopo il documento sulla fratellanza umana firmato ad Abu Dhabi nel 2019 da Papa Francesco e dal grande imam di al-.Azhar e dopo l’enciclica “Fratelli tutti” non è lo stesso di prima. Basta leggere la nota ufficiale del Centro culturale Islamico di Roma, i toni con cui esprime la sua assoluta condanna “ di questi crimini compiuti in nome di “Allah Akbar”. Si tratta di un gesto satanico che la nostra comunità islamica deve condannare senza se e senza ma. Siamo chiamati come musulmani, non solo ad interagire con gli effetti di questi delitti, ma ad impegnarci nel debellare preventivamente queste azioni diaboliche al momento della loro semina e germinazione. I terroristi non devono trovare ambienti accoglienti o complici. Il silenzio e I’indifferenza sono una sorta di omertà inaccettabile. Dobbiamo bannare I’ambiguità e il doppio linguaggio dalla nostra retorica, dai nostri sermoni e dai nostri processi formativi ed educativi destinati particolarmente alle nostre nuove generazioni.” È molto interessante che il documento del Centro Culturale Islamico di Roma citi di fatto proprio il Documento di Abu Dhabi affermando; “ La diversità delle religioni e dei credi è un fatto dovuto e riconosciuto conformemente alla volontà e alla saggezza divina.”
Fatto di assoluto rilievo è anche l’incontro che proprio in queste ore lo scrittore francese Marek Halter, ebreo di nascita polacco e sopravvissuto all’Olocausto, organizza tra alcuni imam europei da lui coordinati e il ministro dell’interno francese. Avrà al suo fianco Hassen Chalghoumi, l’imam di Drancy, che vive sotto scorta per le molte minacce ricevute a causa della sua lotta contro fondamentalismo e antisemitismo. “La sua – ha detto Halter in un’intervista a Pagine Ebraiche – è una voce preziosa e coraggiosa. Ma non è l’unica. Dobbiamo fare in modo che anche altre emergano. Che lascino un segno nella comunità islamica. Sarà dura, ma ce la possiamo fare. Il momento è però adesso. Non si può più esitare”.
Lette in questo contesto le parole del Segretario di Stato vaticano, cardinale Pietro Parolin, che assicura che “Papa Francesco affida le vittime alla misericordia di Dio ed implora il Signore, affinché cessino violenza e odio e venga promossa la convivenza pacifica nella società” non sembrano più pura circostanza, come dicono alcuni. La conferma il rilevante viene da quanto detto dall’arcivescovo di Vienna, il cardinale Christoph Schönborn. L’agenzia di stampa Kathpress ha dato conto poi di parole ufficiali, tra le quali queste: “Continuate sulla strada della solidarietà, della comunità e del rispetto reciproco. Sono valori che hanno plasmato l’Austria. Anche se ora dobbiamo mantenere le distanze a causa della pandemia, non dobbiamo tenere a distanza i nostri cuori. Finché il calore nella nostra società è più forte della freddezza dell’odio, non dobbiamo scoraggiarci”.
La violenza che tornata in Europa trova nella risposta di autorevolissime figure dei mondo religiosi risposte adeguate, e non è difficile capire che i terroristi agiscono anche contro di loro, consapevoli che questa è la vera sfida.