Ahmet Altan ha 70 anni. Gli ultimi quattro, a parte una parentesi – beffa di 8 giorni di libertà vigilata nel novembre del 2019, quando la Corte Costituzionale ne aveva disposto la scarcerazione, li ha trascorsi in cella.
1500 giorni, oggi, dietro le sbarre senza aver commesso alcun reato e mentre si susseguono segnalazioni di aumento del rischio Covid-19 nella struttura carceraria in cui è detenuto.
Ahmet Altan è stato accusato di “propaganda del terrorismo” e di “offese al presidente” Recep Tayyip Erdogan, imputazioni assurde, infondate e in continuo mutamento. Altan sta scontando in via definitiva una condanna a 10 anni e sei mesi di carcere per ave “aiutato un’organizzazione terroristica senza esserne membro”.
La sua ‘colpa’, essere uno scrittore libero e un intellettuale a schiena dritta. Ahmet non si è mai piegato alle logiche del regime turco che impone il bavaglio alla stampa indipendente.
La persecuzione nei confronti di Ahmet continua ma lui resta libero, volando sulle ali della sua mente.
Altan è stato arrestato per la prima volta il 12 settembre 2016 per “invio di messaggi subliminali evocativi di colpo di stato” e, dopo aver trascorso 12 giorni in detenzione preventiva, è stato imprigionato in attesa di processo con l’accusa di “aver tentato di rovesciare il governo della Turchia” e “appartenenza a una organizzazione terrorista.
Negli oltre quattro anni trascorsi da allora, prima con la bizzarra accusa di “invio di messaggi subliminali”, poi scomparsa silenziosamente e seguita dall’abbandono delle varie accuse legate al colpo di stato che avevano portato a un verdetto di colpevolezza e all’ergastolo aggravato, Altan è stato letteralmente perseguitato dalla giustizia turca.
Dopo che la Cassazione si era pronunciata contro la condanna e aveva ordinato la scarcerazione immediata in attesa dell’esito dell’appello, Ahmet è stato nuovamente arrestato il 12 novembre dopo che il pubblico ministero si era opposto al suo rilascio a seguito del verdetto.
La 26esima Alta Corte penale di Istanbul, conformandosi alla decisione della Corte Suprema, ha avviato un nuovo processo, che ha portato alla condanna con l’accusa minore di aver “aiutato un’organizzazione terroristica senza esserne membro” e a una pena eccezionalmente severa per l’imputazione formulata dal procuratore.
Il caso di Altan è pendente da un anno davanti alla Corte di Cassazione per il riesame dell’ultima condanna. Il suo ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo, presentato quasi quattro anni fa, deve ancora essere esaminato.
Oggi, nella giornata in cui il calvario di Ahmet Altan marca i 1500 giorni di carcere, rilanciamo l’appello a rilasciarlo immediatamente e incondizionatamente, poiché è un prigioniero di coscienza imprigionato unicamente per aver esercitato il suo diritto alla libertà di espressione, appello che si estende agli altri 73 giornalisti ancóra ingiustamente detenuti.
Articolo 21; European Federation Journalists, European and International Faculty Committee of the Political Science Department Roma 3, Media Research Association MEDAR, P24,, PEN Danimarca, PEN Finlandia, PEN Parsi Bassi, PEN Svezia, Rsf Austria
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