Le manifestazioni di piazza per il lavoro si moltiplicano un po’ in tutta Italia, in qualche caso sfociano perfino nella guerriglia urbana. Le ore più gravi di violenza le hanno vissute Napoli (due arresti), Roma (quattro arresti), Milano (quattro fermati), Torino (circa 10 fermati). I coprifuoco notturni in molte regioni e le nuove restrizioni nazionali diurne anti Coronavirus (in particolare bar e ristoranti chiusi dalle 18) innescano proteste e anche pericolose azioni violente.
Napoli è una città da sempre molto provata sul piano sociale. È bastato poco a far scoppiare la guerriglia urbana (anche per lo zampino di gruppi estremisti e di criminalità organizzata). Nella metropoli del sud Italia il coprifuoco ha scatenato la paura di perdere quel poco lavoro rimasto dopo la prima ondata della pandemia nelle pizzerie, ristoranti, bar, locali notturni della movida.
La notte di venerdì 23 ottobre a Napoli si è scatenato l’inferno nel centro storico. Tra Santa Lucia e il Lungomare Caracciolo è scoppiata la guerriglia urbana: scontri tra manifestanti e forze dell’ordine in assetto anti sommossa, cassonetti dei rifiuti incendiati, auto parcheggiate vandalizzate.
La protesta era diretta contro Vincenzo De Luca. Il presidente della Campania, dopo aver decretato il coprifuoco nella regione dalle 23 alle 5 del mattino, ha insistito con il governo Conte per varare un nuovo lockdown nazionale. In ogni caso la Campania, ha annunciato allarmato De Luca per l’esplosione di “positivi”, farà la scelta «a brevissimo» di chiudere tutto con l’eccezione delle attività relative ai «beni essenziali».
Venerdì notte è partita una pacifica manifestazione di ristoratori e commercianti, poi degenerata per le violenze di alcuni gruppi di estremisti. Due striscioni di un corteo hanno preso di mira Vincenzo De Luca: «Tu ci chiudi e tu ci paghi» e «contro De Luca». È scoppiato il putiferio attorno alla sede della regione Campania («Veri comportamenti criminali» secondo il questore Alessandro Giuliano).
Sabato notte è toccato a Roma subire analoghi episodi di guerriglia urbana. Dei manifestanti, alcuni vicini al gruppo di estrema destra Forza Nuova, hanno protestato a piazza del Popolo contro la «dittatura sanitaria e il coprifuoco». Anche in questo caso ci sono stati scontri tra manifestanti e forze dell’ordine, lancio di bottiglie sulla polizia, cassonetti dati alle fiamme e auto vandalizzate.
Il 26 ottobre è toccato a Milano. Lunedì notte un corteo di commercianti e studenti, con all’interno dei manifestanti di estrema destra, ha percorso corso Buenos Aires con nel mirino Giuseppe Conte. Ci sono stati tafferugli, lancio di molotov, auto danneggiate. Poi il corteo si è diretto verso la sede della regione Lombardia lanciando pietre e bottiglie.
Lunedì notte scene di guerriglia urbana anche a Torino. La manifestazione dei commercianti per protestare contro le misure anti Covid del governo è presto degenerata tra via Roma e piazza Castello. Dai manifestanti sono partiti lanci di bombe carta, petardi, bottiglie di vetro. Scontri con la polizia si sono sviluppati attorno al palazzo della regione Piemonte. Parecchie vetrine sono state infrante e alcuni negozi sono stati saccheggiati.
L’emergenza sanitaria da Covid-19 si è trasformata in una emergenza sociale, economica, occupazionale e infine di ordine pubblico. Giuseppe Conte ha sottolineato la necessità di bloccare «la corsa» del virus. Ha compreso «i sacrifici» e «la rabbia» dei lavoratori colpiti dalle misure di sicurezza decise dal governo, ma occorre stare attenti «perché non dobbiamo offrire ai professionisti dei disordini sociali di avere spazio». Il presidente del Consiglio ha annunciato altri indennizzi per i settori danneggiati dalle nuove regole di sicurezza sanitaria in vigore dal 26 ottobre al 24 novembre. Ha addirittura proclamato: i ristori «arriveranno direttamente sul conto corrente dei diretti interessati con bonifici bancari dell’Agenzia delle entrate».
Speriamo che sia affettivamente così. Conte e il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri nei mesi scorsi hanno più volte comunicato «i ristori», ma molte volte gli impegni non sono stati mantenuti. Tanti lavoratori con il diritto alla cassa integrazione in deroga, ad esempio, non hanno preso un euro da maggio.