In prima pagina nell’edizione di oggi, Libero ha un titolo che non possiamo evitare di commentare: “Accogliamo i clandestini, uccidiamo i cinghiali”. Non c’è nessuna possibilità di fraintendimento, il giornale diretto da Pietro Senaldi, mette sullo stesso piano esseri umani e cinghiali e pone al lettore un interrogativo implicito su cosa sia più opportuno scegliere. E nulla cambia se il contenuto dell’articolo non fa alcun accenno al parallelo. Anzi, rende tutto più grave e grottesco quando racconta che “la sicurezza nelle aree rurali ed urbane è in pericolo per il loro proliferare con l’invasione di campi coltivati e centri abitati dove spesso razzolano tra i rifiuti con evidenti rischi di carattere sanitario per la diffusione di malattie come la peste suina”. Un titolo orribile, un caso gravissimo di disumanizzazione. Un titolo che ricorda la propaganda nazista degli anni 40 che paragonava gli ebrei ai “ratti portatori di malattie che invadono il continente e divorano le sue risorse”. C’è un limite oltre il quale non è consentito andare. Questo limite oggi è stato superato.
È un titolo che viola le più elementari regole del giornalismo, dell’etica professionale, delle carte deontologiche. Non è la prima volta, ma questa é certamente una delle peggiori. Si tratta anche di un’operazione che svela la cattiva coscienza di chi l’ha escogitata: la prima pagina di quel giornale finirà nelle rassegne stampa, in televisione. Quel titolo verrà letto da una platea ben più ampia dei lettori del giornale stesso. Per questo chiediamo alle redazioni di rifiutarsi di dare visibilità a titoli di questo tipo, di escludere dalle rassegne stampa le prime pagine che contengono questo tipo di messaggio disumanizzante che nulla ha a che fare con l’informazione e con la ricerca della verità sostanziale dei fatti, prima regola del buon giornalismo.
Triantafillos Loukarelis (Direttore UNAR)
Valerio Cataldi (Presidente Associazione Carta di Roma