Il 29 settembre è iniziato a Milano il processo d’Appello per la morte di Andrea Rocchelli e nel giro di poche settimane si è alzato il livello di tensione condito da minacce esplicite contro il legale della famiglia, Alessandra Ballerini, nonché contro la Corte e il procuratore generale che sostiene l’accusa, Nunzia Ciaravolo.
Tra i post ce ne sono alcuni assai gravi: “Tutto acquistato dalla Russia, ha comprato questo tribunale, la nostra diplomazia senza spina dorsale non ha nemmeno trovato l’opportunità di trovarlo” e”mi dispiace per la testa malata del procuratore.. al procuratore serve uno psichiatra”. Quello che sta accadendo attorno al processo d’Appello segue ciò che si era già visto di fronte alla sentenza di primo grado che ha condannato a 24 anni di reclusione Vitaliy Markiv per concorso nell’omicidio di Andy Rocchelli avvenuto nel Donbass nel 2014 dove si trovava per un reportage su quella guerra sporca e dimenticata. Nel processo, accanto alla famiglia, è parte civile la Federazione nazionale della Stampa Italiana e finora più volte si è tentato di far passare l’assassinio di Rocchelli come l’esito inevitabile di un servizio giornalistico difficile. “Se vai in guerra puoi morire”. E’ la filosofia di fondo anche del documentario, presentato come indipendente ma che in realtà è finanziato dalla Guardia nazionale Ucraina, dal titolo “Nel posto sbagliato” per la regia di Cristiano Tinazzi e con la collaborazione dei giornalisti Danilo Elia e Ruben Lagattolla insieme all’Ucraina Olga Tokariuk. Il messaggio del film è quello di una tragedia non evitabile e la descrizione dell’imputato Markiv è quella di un soldato che era semplicemente su un campo di guerra e che dunque con la condanna a 24 anni sta pagando per una colpa non sua. “Questo film è un ulteriore dolore per la famiglia Rocchelli. – dice l’avvocato Ballerini – La giornalista Olga Tokariuk in un post ha detto che l’input per il film è arrivato da una ‘sentenza ingiusta pronunciata senza prove… Markiv è un esempio di dignità per me, tiene la testa sempre alta nonostante le assurde accuse.. il Tribunale di Pavia ha condannato Markiv a 24 anni per un reato che non ha commesso…'”
“Siamo costretti a insistere sul contesto, non vogliamo sentirci dire che erano nel posto sbagliato al momento sbagliato né che in guerra i giornalisti mettono a repentaglio la loro vita per vendere le loro storie – dice ancora l’avvocato Ballerini – ma sostenere che ci sono posti sbagliati per i giornalisti è assurdo, peraltro sconfessato dai fatti. Che Andy sia andato nel posto sbagliato lo si dice anche nel ricorso della difesa di Markiv. Esiste una cosa vergognosa, una lista nera, curata dall’agenzia di sicurezza ucraina, liste di persone che il governo ucraino considera terroristi e Andy è indicato come terrorista e sulla sua foto c’è una croce ‘eliminato’. Il film rappresenta un momento dolorosissimo per la famiglia”.Questo ulteriore incredibile tassello alla storia della ricostruzione dell’omicidio è stato aggiunto in aula dall’avvocato Ballerini.