In Polonia la Corte Costituzionale di Varsavia ha stabilito che anche in caso di malformazioni di un futuro bambino non sará consentito l’aborto. La decisione limita dunque le possibilità di ricorrere a un’interruzione di gravidanza.
Un verdetto dell’Alta Corte, sotto la guida della presidentessa Julia Przylebska, che ha affermato che la legislazione che lo permetteva era «incompatibile» con la Costituzione del Paese, che tutela «il diritto alla vita».
La Corte Suprema del Paese ha ritenuto di conseguenza incostituzionale l’attuale legge. Adesso le interruzioni di gravidanza saranno possibili solo in caso di stupro, incesto o rischio per la vita della donna.
Nel 2019, secondo i dati ufficiali, in Polonia si sono registrati 1110 aborti, 1074 dei quali causati proprio da malformazioni e patologie irreversibili del feto.
Krystyna Kacpura della Federazione per le Donne ha dichiarato: “É un’infamia dello Stato polacco: i giudici si sono dichiarati contro l’eugenetica e a favore del diritto alla vita dei neonati, anche se malati, dimenticando che si tratta molto spesso di feti incapaci di vivere in modo autonomo”.
Sul caso è intervenuto anche Donald Tusk, ex presidente del Consiglio europeo, secondo cui “decidere sul divieto di aborto, nel pieno dell’epidemia che si sta diffondendo, non è solo cinismo, è di più: si tratta di malvagità politica”.
In questi ultimi giorni sono avvenute numerose manifestazioni di protesta e le attiviste hanno esposto striscioni negli edifici religiosi, entrando anche in alcune chiese ed interrompendo le messe. Un atto simbolico fortissimo nella cattolica Polonia.
A Varsavia, una giovane donna è rimasta ferma vicino all’altare mostrando un cartello con la scritta: “Preghiamo per il diritto di abortire”.
Migliaia di persone si sono unite, in queste ultime ore, alle manifestazioni in circa 100 diverse localitá polacche. “Siamo in guerra per i diritti delle donne” è uno degli slogan gridati dai manifestanti.
Nelle ‘zone rosse’ per il Covid anche dai balconi si vedono sventolare lenzuola bianche sulle quali le donne rivendicano il diritto negato di poter interrompere le gravidanza in caso di malformazioni del feto.
Le proteste, che ormai hanno travalicato i confini nazionali, hanno raccolto adesioni da tante donne in vari Paesi europei, molte le contestazioni sotto le ambasciate.
L’artista americana Miley Cirus molto seguita in Polonia ha pubblicato sull’account Instagram della pagina della Happy Hippie Foundation che si occupa principalmente del problema dei senzatetto e dei diritti Lgbtq, le motivazioni della protesta.
É bene ricordare che solo qualche mese fa la Polonia aveva proclamato alcune zone del paese come “libere da LGBT” con lo scopo di proteggere i valori cristiani ed il modello familiare tradizionale. Decisione che aveva portato al rifiuto da parte dell’Unione Europea di tutte le domande di gemellaggio con altre città e la sospensione dei fondi previsti per progetti di inclusione
Alle proteste di questi giorni, si unisce anche l’Italia che vuole mostrare la propria solidarietá al popolo polacco attraverso un sit-in organizzato dall’Associazione Non Una di Meno.
Questo il comunicato diramato sui social:
“Mercoledì 28 ottobre dalle 14 alle 17 con le sorelle polacche per l’aborto libero!
Mercoledì 28 ottobre le donne polacche saranno in sciopero generale per impedire al governo di estrema destra di recepire le limitazioni all’aborto imposte dalla Corte Costituzionale del paese.
Se passasse il divieto di aborto in caso di malformazioni del feto, infatti, sarebbe di fatto cancellata la possibilità di interruzione volontaria di gravidanza, già pesantemente limitata in Polonia.
Le donne polacche combattono contro questa misura, fortemente spinta dalle forze della destra reazionaria alleate ai vescovi polacchi, già dal 2016 con le BlackProtest e gli scioperi delle donne, e hanno dato il la insieme alle mobilitazioni argentine al grido di Ni Una Menos all’esplodere del movimento Non Una Di meno.
Mercoledì 28 ottobre dalle 14 alle 17 l’appuntamento è al consolato polacco di via San Valentino 12 per muoversi verso l’ambasciata di via Rubens 4 e ritorno.
Per evitare assembramenti e rendere visibile la nostra protesta circoleremo avanti e indietro tra l’ambasciata di via Rubens 4 e il consolato in via San Valentino 12, munite di ombrello nero o rosso, simbolo delle black protest, e portando il nostro messaggio di protesta su un cartello.
Se in Italia l’aborto è consentito e abbiamo conquistato l’estensione dell’aborto farmacologico proprio durante la pandemia, persistono limiti molto forti alla nostra autodeterminazione: obiezione di coscienza al 70% nelle strutture sanitarie pubbliche a livello nazionale, all’80% nel Lazio; smantellamento e definanziamento delle strutture sanitarie territoriali e dei consultori. Vengono inoltre consentite pratiche violente e intimidatorie come quella dei cimiteri dei feti. Mettere sulla croce le donne è una gogna vergognosa e inaccettabile che vede strutture e enti pubblici complici degli antiabortisti, al di fuori di ogni norma.
L’influenza della Chiesa cattolica è ancora troppo forte nelle nostre vite, in Italia come in Polonia.
Non possiamo consentire arretramenti, chiediamo all’Europa di intervenire sulle gravi violazioni dei diritti e della libertà delle donne in atto in Polonia.
Mentre si discute del Recovery fund pretendiamo che ne vengano poste anche le condizioni: il rispetto dei diritti civili, umani e sociali”.
Sará possibile seguire l’evento sulla pagina facebook:
https://www.facebook.com/events/3490763351011304/