Un brillante inizio di stagione per il Teatro Stabile di Catania e non solo, un progetto 100% digitale che porta il teatro in streaming ma dal vivo. Da quando sull’Europa si è abbattuta l’epidemia di Covid 19, da quando i teatri hanno dovuto chiudere le loro sale al pubblico, ci siamo abituati, adattati a vedere molti spettacoli in streaming, molte registrazioni, qualcuno dal vivo. Si è trattato sempre di riprese di spettacoli comunque andati in scena fisicamente.
Una scommessa tutta digitale, un progetto che nasce per usare linguaggi e tecnologie del web con la struttura mediatica del web, e, ciononostante, rimanga teatro con tutto ciò che questo voglia dire, non si era ancora visto.
Ci voleva la forza di 17 donne più due, più una, per realizzare un’idea così innovativa ed interessante, al di là della curiosità per l’esperimento. La prima donna che ha concepito questo progetto, Laura Sicignano, il direttore del Teatro Stabile, che durante i primi giorni del lockdown – così ha raccontato – si trovò tra le mani un’antica edizione del testo di Pier Maria Rosso di San Secondo, La mia esistenza di acquario, del 1919, un’edizione azzurra dell’editore Sciascia di Caltanissetta (come l’autore).
La seconda donna Lydia Giordano, eclettica attrice catanese, alla sua prima regia, illustratrice, ha colto il suggerimento della Sicignano e ha scoperto la storia di Lauretta, la protagonista, narrata da Rosso in un romanzo, una giovane donna che ha vissuto inseguendo l’affetto della madre, celebre soprano, che verrà uccisa dall’amante e che lei vorrà vendicare.
Il testo è stato diviso in diciassette capitoli che si sono trasformati in brevi monologhi della durata di sette minuti ciascuno. Diciassette monologhi per diciassette donne, diciassette attrici provenienti da tutti i migliori teatri nazionali; “è come presentare diciassette donne che saranno tutte una sola, Lauretta, che urla di silenzio, bloccata come una mosca che sbatte contro il vetro, come un pesce in un acquario, in un corpo che la convenzione sociale non può lasciare libero di vivere la sua unicità” (note di regia).
Questa donna intrappolata in un’esistenza che non è la sua, che ha un’indole docile e non è capace di ribellarsi, ha suggerito l’idea di affiancare una serie di attrici bloccate in cattività dentro le loro case, come le mosche dietro i vetri, per raccontare le nostre vite, le nostre esistenze trasformate dall’emergenza sanitaria, ingabbiate e costrette a guardare il mondo da dietro uno schermo.
Usando una piattaforma digitale, rigorosamente dal vivo, lasciando le attrici recitare i vari capitoli nelle loro case ma proiettandole su un fondale virtuale sul quale si compongono le illustrazioni della stessa Giordano, è stato realizzato un prodotto sperimentale innovativo, davvero sorprendente.
Dopo tante proiezioni a teatro, un esperimento di teatro dentro un medium virtuale reso possibile dalla perizia tecnica e dalla maestria della direttrice di fotografia, Valentina Di Mauro, la donna in più, il valore aggiunto, che suggerendo alle attrici come posizionare lo schermo o le luci a casa, aggiungendo colori e sfumature, controllando le ombre e i fuochi, ha confezionato uno spettacolo che appare come un incantesimo.
Le attrici sono tutte, davvero, brave, perfettamente a loro agio in una dimensione nuova che riempiono di se stesse, della loro carica, della loro formazione, della loro fisicità. Ognuna diversa, ognuna con il proprio linguaggio corporeo, chi più tendente alla tragicità (come Sara Firrarello, Viola Graziosi – che appare come dentro una nuvola a forma di fiore aranciato a gridare il suo amore per la madre – Caterina Luciani ed Egle Doria – come una madre greca, sguardo fiero e profondissimo, voce cupa e vibrante -), chi più eterea (come Sara Lazzaro e Isabella Macchi), chi più grottesca (come Manuela Ventura che dimostra ancora una volta di muoversi perfettamente a proprio agio dentro un testo di Rosso). C’è la potenza affabulatrice di Irene Timpanaro che appare come un manga dietro una maschera circondata da un’aureola di petali; c’è la passione dolce di Barbara Giordano che sembra confessarsi dietro una gelosia in chiaro-scuro che cerca l’odore della madre persa. I movimenti scenici, nella loro staticità, regalano ad alcuni personaggi sfumature, plasticità e intensità, come nel caso di Silvia Valsesia che sembra trasformarsi da bruco in crisalide o di Deniz Ordogan che, in uno sfondo verde livido, incarna la fanciulla piena di rabbia e paura che emette un urlo di disperazione.
Una cornice sonora accompagna la successione di monologhi, il brano La preghiera composto da Edmondo Romano dove strumenti etnici e sonorità ampie e fluide introducono e chiudono il racconto.
Da tutto questo ci si aspetterebbe un effetto straniante, un avvertimento del ludus scenico da parte dello spettatore, ma questo non avviene. Un testo scritto con una lingua arcaica, piuttosto artificiosa, da un autore forse mai uscito da un’ambizione accademica, viene qui, nell’operazione compiuta come esperimento (ben riuscito), reso moderno, a tratti ipnotico perché la lingua si fa linguaggio, tanti linguaggi differenti, perché l’immagine prevale sul testo e l’effetto psichedelico incanta il pubblico solitario rinchiuso anch’egli dietro il vetro di uno schermo, come in un acquario.
La regia, per ovvie ragioni nuova, moderna, rivoluzionaria della Giordano mescola le carte in un caleidoscopio di colori, movimenti e suoni. Il più grande merito di questa operazione ci sembra quello di aver pensato a questa collaborazione fra attrici italiane, colleghe lontane sul territorio ma vicine in quello spazio etereo che è il web, su un palcoscenico in cloud che le ha legate in un unico personaggio dai diciassette volti. Più due.
La mia esistenza di acquario, un progetto 100% digitale per la regia di Lydia Giordano dal vivo su Zoom da mercoledì 23 settembre a sabato 3 ottobre 2020, ore 21.00
di Pier Maria Rosso di San Secondo, Sciascia Editore
Regia di Lydia Giordano
Con: Sara Firrarello, Viola Graziosi, Roberta Lidia De Stefano, Caterina Luciani,
Barbara Giordano, Deniz Ozdogan, Manuela Ventura, Sara Lazzaro, Silvia Valsesia,
Egle Doria, Lisa Galantini, Isabella Macchi, Alice Spisa, Irene Timpanaro, Aurora Peres,
Mila Vanzini, Roberta Caronia.
Direzione della fotografia: Valentina di Mauro