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Il 9 ottobre 1963 la strage del Vajont. Lettera dei sopravvissuti

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Alle 22.39 del 9 ottobre 1963 una frana precipitò nel bacino idrico del Vajont. Un impatto che generò due onde anomale che distrussero i comuni di Erto, Casso e Longarone. Le vittime della tragedia furono circa 2000. La massa di terra precipitata nel lago era di gran lunga maggiore rispetto alla superficie del lago stesso; due gigantesche onde anomale si infransero, in direzioni opposte, l’una contro Erto e Casso. La seconda superò il livello della diga di 250m e si infranse sul comune di Longarone. Fu distruzione. L’unica cosa che non subì danno fu la diga. Solo 1500 corpi vennero recuperati. Queste sono le parole di chi è rimasto.

Sono Micaela Coletti, Sopravvissuta e dal 2001 ho costituito il Comitato Sopravvissuti
Vajont di cui sono la Presidente. Mi spiace non poter essere presente ma i danni del
Vajont, come ogni anno, si fanno sentire. Pensavo che quest’ anno, tra il Covid 19, la
perdita di un figlio di 47 anni fosse sufficiente. Invece no, la Lunga Mano del Vajont,
anche dopo 57 anni, si fa sentire, non ha perso la sua forza perché il Vajont non è
solo “tanta terra, tanta acqua” ma molto, molto di più… È rimanere da sola a 12 anni,
è non avere più l amore, la guida di una madre, di un padre… è perdere l’ affetto di
una nonna e di una sorella… È perdere la casa, il tuo nido, i tuoi ricordi, i tuoi sogni, il
tuo porto sicuro…. È perdere gli amici… È perdere il tuo paese, è perdere te stessa,
quella “te” che ha vissuto, sperato, sognato, studiato per 12 anni, quella “te” che non
sai, non puoi più ritrovare… È un cimitero finto, è un nome su un cippo che non
racconta nulla di chi era la persona sepolta, ammesso che ci sia, dato che per la
maggior parte non c è nemmeno il corpo… È l’ impossibilità di piangere su un nome
solo perché il corpo non è stato ritrovato, è non poter mettere un fiore, una foto
perché ti viene tolto, perché qualcuno ha deciso così, senza tener conto dei tuoi
sentimenti… È ricordare anno dopo anno la tua solitudine, dove ogni anno il tuo
corpo te lo fa ricordare anche se fingi di dimenticare… È vivere alla continua ricerca
delle tue radici… Questo è il Vero Vajont, questo dovrebbero conoscere chi magnifica
la diga, questo dovrebbero vivere giorno dopo giorno chi per mero interesse usurpa,
danneggia, distrugge il territorio che ci è stato regalato e proprio perché regalato
dobbiamo averne la massima cura per far sì che i nostri nipoti, i nipoti dei nostri
nipoti, possano gioire di ciò che noi abbiamo goduto perché la Natura, l acqua non
può avere padroni, è nata libera e libera deve restare!!! Se saremo in grado di non
mettere in primi gli interessi personali ma solo l interesse di chi abita il Mondo,
cominciando dal proprio paese, Regione, Stato, faremo il più grande regalo all
umanità, a coloro che verranno dopo di noi…. Noi, come Comitato, oltre che in tutta
Italia, nelle scuole, nelle serate, abbiamo portato la storia del Vajont in Spagna e
siamo stati invitati dal Senatore Antonio Horvat Kiss in Patagonia. Il comitato
sopravvissuti chiede , nel rispetto dei 2000 morti del disastro del Vajont di cui
domani ricorre il 57 ° anniversario, non si trascuri da nessun punto di vista la
sicurezza del territorio e dei suoi abitanti, sostituendo, attraverso diversi modelli
interpretativi della sicurezza volti al maggior profitto dei concessionari, la presenza
umana sugli impianti e le opere con la tecnologia.

Micaela Coletti, Presidente Comitato Sopravvissuti Vajont


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