La notizia della scomparsa di Quino, il leggendario creatore di Mafalda, all’età di ottantotto anni, ci ha colto alla sprovvista. Come spesso accade nella vita, ha sconvolto la nostra quotidianità, i nostri piani e anche il senso di quest’articolo. Non ci saremmo voluti occupare di lui, della sua arte, del suo genio e della sua irriverenza, almeno non per rimpiangerli. Non avevamo messo in conto di dover commentare una scomparsa che ci lascia senza un punto di riferimento, l’ennesimo che ci dice addio in questo dannato 2020, ma cogliamo comunque l’occasione per riflettere sul valore della cultura, sulla grandezza delle forme artistiche alternative e su quanto il suo personaggio abbia contribuito a modificare l’immaginario collettivo. Merito di una personalità capace di rendersi quasi autonoma rispetto al suo inventore, merito di lettori attenti e appassionati, merito della capacità di un disegnatore fuori dagli schemi di concedere alla propria più riuscita creatura la possibilità di brillare di luce propria, un po’ come il Montalbano di Camilleri, calandosi nei panni di una bambina ribelle, rivoluzionaria, idealista e per questo specchio del nostro diffuso desiderio di rivolta, specie in questi tempi aridi e privi di coraggio.
A Quino ci lega, dunque, un sentimento d’affetto, una profondissima stima e la gratitudine che si deve nei confronti di chiunque abbia avuto il merito di renderci migliori.
Elio Germano e Giorgio Panariello, invece, hanno raggiunto in questi giorni due traguardi importanti, rispettivamente i quaranta e i sessantanni.
Elio Germano, lanciato da “Mio fratello è figlio unico”, in cui recitava al fianco di Riccardo Scamarcio, è uno dei migliori attori italiani, capace di interpretare come meglio non si sarebbe potuto la figura di Leopardi ne “Il giovane favoloso” edi farsi strada grazie a un’abilità recitativa fuori dal comune e a un’umiltà propria solo dei grandi.
Giorgio Panariello, dal canto suo, è molto più di un comico di straordinario talento, molto più di un inventore di personaggi destinati a entrare nell’immaginario collettivo e molto più di un semplice attore. Toscanaccio doc, siamo al cospetto di un uomo colto e sensibile, poliedrico e in grado di accettare il passaggio del tempo senza lasciarsene minimamente condizionare. Insieme a Carlo Conti e Leonardo Pieraccioni, ha costituito un trio di amici sinceri che è riuscito in blocco a farsi strada, grazie a intuizioni eccezionali e a una carica di umanità e simpatia che ha travolto tutti e innovato alla grande il varietà italiano.
Auguroni a entrambi! Quanto a Quino, che la terra gli sia lieve.
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