E così se n’è andato anche il Dièvel, al secolo Germano Nicolini, cento anni, partigiano ed emblema di una Resistenza che non muore.
Germano Nicolini è stato partigiano ieri, oggi, sempre. Ha combattuto ed è rimasto un combattente, ha lottato, è caduto, è stato ingiustamente condannato per un delitto che non aveva né commesso né ordinato, si è rialzato e ha continuato a battersi per gli ideali della gioventù fino all’ultimo giorno. I valori del Dièvel sono anche i nostri, il suo spirito era e resterà la nostra bussola, il nostro modello, il nostro punto di riferimento.
Un’esistenza esemplare, la sua, all’insegna della difesa dei princìpi costituzionali, delle conquiste democratiche, della costante battaglia per i diritti e della custodia attenta della memoria, contro ogni negazionismo e contro il vento fetido che si è alzato negli ultimi anni. La scomparsa di Nicolini ci priva, dunque, non solo di una guida ma di un’amico, di un compagno, di una di quelle persone cui sapevamo di poterci rivolgere nei momenti difficili, di una sentinella democratica che era lì a ricordarci come nulla sia scontato, come il progresso vada difeso ogni giorno, come ogni avanzamento sociale sia figlio di una lotta, come la Resistenza sia stata straordinaria proprio perché destinata, nello spirito e nelle idee, a durare per sempre, come non si debba mai abbassare la guardia e come sia necessario, anzi indispensabile, tramandare questi insegnamenti alle giovani generazioni.
Cento anni e una vita, vecchio Dièvel! Addio dal profondo del cuore.
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