BASTA VIOLENZA SULLE DONNE - 25 NOVEMBRE TUTTI I GIORNI

“Fratelli tutti”. Semplicemente una rivoluzione

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Fratelli tutti, diceva Francesco di Assisi e con le stesse parole il papa suo omonimo si rivolge oggi a tutti noi con la sua lettera enciclica. Basta leggerla per capire che non scrive soltanto ad una parte ma a tutta l’umanità, “ciascuno con la ricchezza della sua fede o delle sue convinzioni, ciascuno con la propria voce, tutti fratelli!”

Fraternità e globalizzazione

Un’apertura al mondo ben diversa dalla globalizzazione “fatta propria dall’economia e dalla finanza”. Questa è soltanto “apertura agli interessi stranieri o alla libertà dei poteri economici di investire senza vincoli né complicazioni in tutti i Paesi”. Così oggi “siamo più soli che mai in questo mondo massificato che privilegia gli interessi individuali e indebolisce la dimensione comunitaria dell’esistenza”. Così “la politica diventa sempre più fragile di fronte ai poteri economici transnazionali che applicano il “divide et impera”.

Solidarietà contro l’oppressione

La fraternità invocata prima dalla rivoluzione francese e poi dall’internazionalismo proletario non è riuscita a battere il suo nemico di ieri e di oggi, che resta il capitalismo fondato sulla competizione e la crescita delle disuguaglianze. Anche il socialismo ha fallito quando ha cessato di viverla nella solidarietà contro l’oppressione. La fraternità non è “buonismo” né utopia, ma l’unica risposta efficace alle crisi di ieri e di oggi.

La dura lezione di questi mesi e un buon governo dell’economia potrebbero finalmente guarirci dall’ossessione consumistica e pubblicitaria che produce spreco, inquinamento, disuguaglianza. Senza per questo costringerci a rinunciare alle conquiste veramente utili del progresso scientifico e tecnologico. Liberandoci dall’impero del denaro – come ci esorta Papa Francesco – e rimettendo al primo posto la dignità, la partecipazione democratica, lo sviluppo e il rispetto dei beni comuni.

Serve un altro modello di produzione

Non ci illudiamo. Servirà un cambiamento radicale del modello di produzione e di consumo. Lo riconoscono in molti, per ora soltanto a parole. E sappiamo tutti che questa è semplicemente una rivoluzione. Pacifica, certo, ma necessariamente in contrasto con chi già oggi non intende affatto, una volta cessata la pandemia e profittato degli aiuti statali, restituire alla politica l’indirizzo e il controllo dell’economia in omaggio all’interesse pubblico. E poiché viviamo in democrazia, servirà una decisa scelta di campo da parte dei cittadini e dei loro rappresentanti.


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