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“Fratelli tutti”. Per incoraggiarci ad uscire dai nostri bunker di pregiudizi

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Papa Francesco ha firmato l’enciclica “Fratelli tutti”. Dentro si parla di fraternità, dignità, uguaglianza, giustizia. L’ha firmata sulla tomba di San Francesco, uno dei personaggi più atipici della Chiesa. Confesso che davanti a questa iniziativa, la mia prima impressione è stata quella di una sua santa inutilità. La gente si ammazza per soldi e potere in tutto il mondo e questo strano signore bianco vestito parla di fratellanza. E’ un po’ come  pubblicizzare la dieta vegetariana in un mattatoio: straniante, assurdo, inutile. Poi invece ho pensato che qualcuno in questo mondo deve ricordare che nonostante tutto esiste una indelebile parentela umana. Anche se prevale chi pensa che la disuguaglianza sia l’effetto normale della priorità di pochi, nei confronti degli esclusi.

Adesso va di moda anteporre un “prima”, diventato il prefisso dell’indifferenza: “Prima gli italiani”, “America First”.  Ma  “Fratelli tutti” scardina quel “prima”, la parola-filo spinato di separazione tra chi è abilitato alla dignità  e chi non può accedervi.   E allora fa bene Francesco a lanciare il concetto così anti-pragmatico della “fratellanza”, per incoraggiarci ad uscire dai nostri bunker di pregiudizi, dove ci siamo così intossicati di paura, da perdere la pietà.


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