“É un caso terribile che va condannato immediatamente, ma non ne facciamo una propaganda contro l’Islam perché l’Islam non ammette la crudeltá” queste le parole di Izzeddin Elzir, Imam di Firenze che in esclusiva per Articolo 21 ha rilasciato alcune sue dichiarazioni subito dopo la tragica decapitazione in Francia del professore di storia e geografia Samuel Paty.
Paty aveva solo 47 anni, era papà di due bambini e voleva insegnare la libertà di espressione ai suoi giovani studenti. Aveva fatto una lezione in classe nel College du Bois d’Aulne dove insegnava, nel comune di Conflans Sainte-Honorine, vicino Parigi; aveva mostrato agli alunni le vignette di Maometto pubblicate da Charlie Hebdo, in occasione del processo contro i responsabili della strage del 7 gennaio 2015.
La spiegazione del professore supportata dalle immagini satiriche, nel corso della lezione sulla libertà di parola, aveva suscitato le proteste e le minacce dei genitori di alcuni studenti. Su Youtube un genitore aveva anche pubblicato un video con il racconto di una ragazzina allieva del professore, in cui viene raccontata la lezione ‘incriminata’. Secondo le sue parole, l’insegnante aveva chiesto agli studenti ‘musulmani’ di uscire dalla classe qualora non avessero desiderato assistere alla visione delle vignette, che sarebbero potute essere per loro offensive. Il professore, a seguito di questa lezione, era stato minacciato e messo alla berlina sui social; per questo aveva sporto denuncia in commissariato.
Qualcuno ha invece deciso che la sua voce libera dovesse tacere per sempre, e il pomeriggio del16 ottobre ha messo fine alla sua vita, uccidendolo in strada vicino alla scuola dove insegnava.
Lo ha decapitato con un coltello gridando «Allah Akhbar».
La polizia era stata subito avvertita mentre l’assalitore era scappato a piedi in un comune vicino, a Eragny. L’assassino, di nazionalità cecena, nato nel 2002, una volta raggiunto dagli agenti aveva rifiutato di arrendersi continuando a brandire il coltello. A quel punto è stato ucciso dai poliziotti che hanno sparato una decina di colpi.
Prima di morire, l’assassino era riuscito a postare su Twitter un’immagine del suo atto disumano, immediatamente criptata dal social network.
La didascalia al video era in nome di Allah: “Da Abdullah, servitore di Allah, a Macron, dirigente degli infedeli, ho giustiziato uno dei tuoi cani dell’inferno che ha osato offendere Maometto. Calma i suoi simili prima che non vi venga inflitto un duro castigo”.
La notizia dell’uccisione del professore ha sconvolto non solo la comunitá francese, ma anche la comunitá islamica Europea che ha preso le distanze da questi atti effimeri in cui la religione islamica non ha nulla a che vedere.
Il presidente Francese Emanuel Macron sul luogo della decapitazione del professore ha dichiarato: “Un nostro connazionale è stato assassinato oggi perchè insegnava, perché ha predicato a degli allievi la libertà d’espressione, la libertà di credere e quella di non credere. Il nostro connazionale è stato vigliaccamente attaccato, è stato la vittima di un chiaro attentato terrorista islamico“.
‘Terrorismo Islamico’ é la definizione occidentale, che viene data ormai da qualche decennio agli attentati che vengono compiuti da estremisti in nome della religione Islamica.
Sono due termini che tornano nuovamente a ricoprire le prime pagine dei giornali, termini che per alcuni sono ‘inappropriati’ come per il Grande Imam Shaykh Al-Azhar Ahmad at-Tayyib firmatario con il Pontefice del Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune, siglato ad Abu Dhabi nel febbraio 2019 che aveva chiesto espressamente di non utilizzare questa espressione.
Il Grande Imam del Cairo, piú volte citato in “Fratelli tutti”, l’ultima Enciclica di Papa Francesco, sostiene che “stabilire un collegamento [intrinseco] fra il terrorismo e Islam – o qualsiasi altra religione – crea una vergognosa confusione fra la realtà delle tradizioni spirituali, volte alla prosperità degli esseri umani, e la loro strumentalizzazione, volta invece a finalità spregevoli, da parte di alcuni deviati: “coloro che perseverino nell’utilizzare quest’espressione odiosa non si rendono conto che, in tal modo, ostacolano il cammino al dialogo fruttuoso fra Oriente ed Occidente, e promuovono invece ulteriormente ancorché involontariamente, l’incitamento all’odio tra i membri della società [acuendo i pregiudizi fra loro]”.
Le parole di Ahamad al-Tayyib trovano approvazione nelle dichiarazioni di oggi di Izzeddin Elzir, che condanna fortemente le parole del Presidente Marcon che ha attribuito la follia omicida di un singolo alla pacifica devozione di quasi sei milioni di musulmani. (L’8,8% della popolazione, tanti sono in Francia)
“Qualunque atto di violenza compiuto in nome di una religione deve essere condannato, – dichiara ancora Elzir – la libertá di espressione quando non sfocia nelle offese deve essere garantita sempre ed ovunque. Macron dovrebbe interessarsi di piú delle politiche economiche del suo paese invece di rilasciare dichiarazioni fuorvianti sulla religione Islamica. Il mio invito alla politica, é quello di essere sempre responsabile, e di non strumentalizzare alcuni episodi, per coprire i propri fallimenti”.
Proprio di libertá di espressione e di dialogo tra religioni si é parlato durante il Meeting “Time for Peace – Time to Care” svoltosi a Perugia lo scorso 9 ottobre, in cui l’Imam Elzir é stato tra i relatori.
Nell’incontro organizzato dall’associazione Articolo21, la FNSI, l’ordine dei giornalisti dell’Umbria e il sindacato di categoria della Rai, é stato piú volte ribadito l’impegno della Carta di Assisi che a breve diventerá la Carta europea della libertà di informazione e che vede proprio nel tema della tolleranza religiosa uno dei cardini fondamentali per il raggiungimento della pace e della convivenza pacifica tra i popoli e le diverse fedi.