#FestadelCinema2020 “Herself”, non solo un film di denuncia 

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Dopo la presentazione al Sundance e il passaggio al BFI di Londra, Herself –  La vita che verrà, terzo lungometraggio di Phyllida Lloyd (Mamma Mia! e The Iron Lady), ha fatto centro alla Festa del Cinema di Roma dove è stato presentato in Selezione ufficiale in collaborazione con Alice nella Città.

L’opera, ambientata a Dublino, parla di una giovane madre di nome Sandra prigioniera di una relazione violenta. Dopo l’ennesima aggressione da parte del possessivo marito Gary, trova la forza di fuggire con le due piccole figlie. Tuttavia, uscendo di casa, Sandra si ritrova senza un luogo dove stare, costretta ad accontentarsi di una sistemazione temporanea fornita dai servizi sociali, una stanza d’albergo molto decentrata. Malgrado il duro lavoro e i suoi innumerevoli sforzi, Sandra non riesce a trovare un alloggio sicuro per le proprie bambine a costi sostenibili. Preda della disperazione, trova un video in rete in cui un architetto mostra come costruirsi una casa, da zero, a costi contenuti. E’ così che Sandra decide di gettarsi a capofitto in quella che sembra un’impresa impossibile, scontrandosi dapprima con il rifiuto di tutti coloro cui si rivolge. Solo piano piano riuscirà, con la propria determinazione, a conquistare l’aiuto degli altri, dapprima quello della Dottoressa Peggy O’Toole, un’anziana signora tutta d’un pezzo, segnata da una grave perdita, presso la quale lavora come domestica – che le mette a disposizione un terreno nel retro del suo giardino e le risorse necessarie all’edificazione – e quindi quello di un variegato gruppo di persone che si uniscono una dopo l’altra, tra le quali primeggia Ado, il capo cantiere.

E’ così che pezzo dopo pezzo, il variegato gruppo comprende l’importanza della riscoperta del valore di essere una comunità, quel senso di ‘methal’ – termine irlandese evocato verso la fine del film dal figlio di Ado, un ragazzo con la sindrome di Down, che indica il profondo senso di comunità che spinge le persone ad aiutarsi a vicenda – che emerge con forza come significato più profondo del film, l’elemento che consente a Sandra, a fronte di un sistema di assegnazione degli immobili corrotto e di istituzioni ottuse, di credere nella possibilità di una nuova vita. Herself è una storia dura ma ricca di speranza, estremamente potente, che racconta di una donna come tante, in bilico tra libertà e frustrazione, combattuta tra il guardare avanti e il voltarsi indietro nell’illusione di trovare nel suo carnefice qualcosa di diverso.

Un’opera non solo di denuncia su abusi e resilienza, ma un film corale sul coraggio e la condivisione, in cui ciascuno, con il proprio bagaglio di dolore ed esperienza e con la propria personale battaglia, riesce ad essere di supporto agli altri, un affresco di una società nella quale convivono figure scostanti ed egoiste e persone generose e caritatevoli. Straordinari gli attori e Clare Dunne nel ruolo della protagonista. L’attrice, conosciuta principalmente per i suoi lavori in teatro, è stata l’ideatrice del soggetto e ha co-firmato la sceneggiatura insieme a Malcolm Campbell. Herself sarà nelle sale italiane con BiM dal 25 novembre, Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne. 


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