(Un film in cui l’alcool sembra essere la soluzione al mal di vivere, ma forse no!)
Nella selezione ufficiale della XV Festa del Cinema di Roma, approda l’attesissimo, ultimo, film del pluripremiato regista danese Vinterberg: “Another round”, Druk in danese, una parola intraducibile che secondo il regista rimanda ad ubriacarsi …. ma con classe! Il film, già selezionato al Festival di Cannes 2020, ha trionfato al 64° BFI London Film Festival.
Diciamolo subito: un bel film! grazie anche ad una sceneggiatura solida, dallo stile narrativo incisivo e a tratti effervescente, scritta a quattro mani dallo stesso regista con Tobias Lindholm.
L’opera è ispirata alla teoria dello psicologo norvegese Finn Skårderud, secondo cui l’uomo nasce con una carenza di alcol nel sangue dello 0,5%. Quali effetti avrebbe il mantenimento di un leggero livello di ebbrezza sul nostro benessere? L’uomo sarebbe più felice? Secondo questa teoria, una piccola e costante quantità di alcool nel sangue, intorno allo 0,5%, ne aumenterebbe la creatività, rendendolo più felice.
Ed è così che, un gruppo di quattro professori delle superiori di mezza età, capitanati da Martin – un insegnate di storia smarrito, confuso, con un matrimonio in stallo, alle prese con una classe di studenti oramai disorientata dalle sue citazioni confuse – decidono di recuperare lo smalto perduto, dentro casa e al lavoro, dando attuazione alla teoria di Skårderud assumendo la dose di alcool giornaliera consigliata, tanto da essere costantemente ubriachi, ma neanche troppo; d’altronde, anche Hemingway smetteva di bere alle 8 di sera.
L’esperimento produrrà ben presto gli effetti sperati e i quattro sembrano così aver recuperato la spensieratezza perduta e con essa la voglia di vivere. Anche il rapporto di Martin con la bellissima moglie Anika sembra instradato su binari nuovi.
L’alcool sembra così essere la risposta a tutto, tanto da indurre uno dei quattro Prof a consigliarne l’assunzione anche ad uno studente ripetente e ansioso prima dell’esame di filosofia. Andrà alla grande!
Ma con il passar del tempo le continue sbornie produrranno i loro inevitabili effetti, insieme ai mal di testa.
Ma intendiamoci, il film non è certamente un inno all’alcool. Al contrario, questo viene utilizzato dal regista danese come un invito alla riflessione – quella danese è una realtà con un serissimo problema sociale legato all’abuso di alcool: i giovani danesi sono i più forti consumatori in Europa – sull’incapacità di molti di affrontare la vita quando questa sembra noiosa e priva di significato, ma contiene anche un suggerimento: guardarci dentro per trovare le giuste risposte alle nostre insicurezze.
Memorabile, al riguardo, la scena finale del film in cui i Prof., oramai sobri, si uniscono ai festeggiamenti dei giovani liceali, al termine degli esami di maturità, per una bevuta collettiva, liberatoria, tra balli e canzoni tradizionali.
Strepitosa la performance di Madd Mikkelsen – premiato quale miglior attore al Festival di San Sebastian 2020 – che ne ha messo in luce anche le doti di ballerino. Ottima anche la prova degli altri attori, collaboratori di vecchia data di Vinterberg: Magnus Millang, Thomas Bo Larsen e Lars Ranthe. Buona anche la prestazione di Susse Wold, Helene Reingaard Neumann e Maria Bonnevie.
Un’ultima annotazione: il film è stato dedicato dal regista alla giovane figlia Ida, morta l’anno scorso, in Belgio, in un incidente automobilistico, all’età di 19 anni.