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Cosa succede in Thailandia? Il Governo dichiara lo stato di emergenza

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Nonostante i divieti causa Covid19, le proteste in Thailandia nate da gruppi studenteschi in un primo momento come un movimento pacifico organizzato on-line a inizio 2020 continuano da giorni, a riempire le strade della capitale Bangkok coinvolgendo ormai anche diversi strati della popolazione. In Thailandia vige una monarchia affiancata da una dittatura militare.

Le manifestazioni di protesta erano inziate di fatto, lo scorso 18 luglio. Successivamente il 10 agosto era stato letto, da un giovane studentessa attivista Panasaya Sitthijirawattanakul dell’universitá Thammasat di Bangkok, un “manifesto” in dieci punti in cui un gruppo di studenti chiedeva le dimissioni di Prayut Chan-o-Cha, primo ministro della Thailandia, ex generale golpista e comandante in capo del Reale Esercito Thailandese. Nel Manifesto si richiedeva anche la formazione di una nuova Costituzione.

Il movimento di protesta che sta crescendo in forza numerica con il passare delle settimane, ha criticato fortemente il ruolo della corona, contestando Rama X, il sovrano attuale in carica dal 13 ottobre 2016, compiendo dunque quello che viene considerato, un reato di lesa maestà davvero inconcepibile in Thailandia, che prevede pene fino a 15 anni di reclusione. L’articolo 112 del codice penale thailandese, sottopone chiunque critichi la famiglia reale a processi segreti e lunghe pene detentive.

In Thailandia “Il Re è venerato” come dichiarato nelle 19 costituzioni thailandesi e dunque nessuno puó esporre il Re a nessun tipo di accusa, né puó essere soggetto di azioni penali.

Autoidentificatosi come Free Youth Movement, il movimento ha come simboli le tre dita alzate – il saluto già visto nei libri e nei film The Hunger Games del 2012, nonché il monumento alla democrazia nel centro di Bangkok e una sorta di alleanza regionale (Milk Tea Alliance) con altri movimenti giovanili quali quelli a Taiwan e Hong Kong.

I leader consacrati di questo movimento sono Parit Chiwarak ed appunto la giovane Panasaya che al momento risultano arrestati. Lei e i suoi compagni attivisti sono stati accusati di “odio per la nazione”.

Il 24 settembre mentre si attendeva la votazione su sei emendamenti alla Costituzione che avrebbero proprio dovuto essere la risposta alle proteste degli studenti, accampati fuori dal Parlamento in attesa é arrivata la notizia che la votazione era stata rinviata. Circa 431 tra parlamentari e senatori contro 255 hanno votato per il rinvio, mentre l’opposizione ha lasciato l’aula raggiungendo i manifestanti e decidendo di non partecipare nemmeno alla Commissione che deve affrontare il tema di un cambiamento della Carta.

La giornata peggiore che ha vissuto in queste ultime settimane la Thailandia é sicuramente quella dello scorso 14 ottobre in cui la polizia thailandese nel centro di Bangkok ha utilizzato, cannoni ad acqua per sparare sulla folla di decine di migliaia di manifestanti utilizzando liquido urticante.

É stata una delle più importanti dimostrazioni anti-governative, alla quale si sono unite decine di migliaia di persone.

In risposta a questo grave abuso da parte delle autoritá e consapevoli della perseveranza dei manifestanti, il 15 ottobre, il governo thailandese ha imposto un rigido stato d’emergenza, vietando raduni, per fini politici, di oltre cinque persone, consentendo alla polizia di impedire l’accesso a determinate aree. Ha proibito inoltre la pubblicazione di informazioni e notizie in grado di creare timori o distorcere intenzionalmente la realtá dei fatti. Una vera e propria censura dell’informazione.

Il decreto governativo nasce in seguito ad un episodio inusuale, in cui al passaggio di un veicolo della casa reale, la folla dei manifestanti ne ha bloccato il transito e la polizia ha dovuto trattenere gruppi di contestatori che hanno mostrato il loro dissenso verso la casa reale. Un affronto alla casa reale.

Lo stesso 15 ottobre, Prayuth Chan-o Cha, del quale le proteste richiedono le dimissioni, ha dichiarato che non lascerà il proprio incarico ed ha messo in guardia i partecipanti al movimento anti-governativo.

Le proteste che fino al 16 erano state pacifiche e senza repressioni rischiano ora di far implodere il paese.

Sono state tante le accuse nei confronti delle autoritá per il modo in cui si sta cercando di sedare il dissenso.

Un portavoce della polizia, Yingyot Thepchamnong, in merito ai metodi utilizzati ha dichiarato: “Abbiamo rilasciato avvertimenti contro atti illegali, dopodiché, saranno adottate misure serrate per applicare la legge”, ed un suo collega, ha difeso l’utilizzo dei cannoni ad acqua, aggiungendo che i prodotti chimici urticanti contenuti nell’acqua non fossero poi cosí pericolosi e che la polizia si è attenuta agli “standard internazionali previsti per disperdere le proteste”.

Questa affermazione peró é in forte contrasto con le preoccupazioni dell’alto commissario per i Diritti Umani dell’Onu, Michelle Bachelet che ritiene le proteste pacifiche, siano un diritto fondamentale di un popolo ed indagherá sui metodi repressivi utilizzati nel paese.


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