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Contraddizioni dell’identità americana. ‘Little Fires Everywhere’

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Little Fires Everywhere, serie tv americana lanciata dalla piattaforma Hulu, racconta l’incontro/scontro tra due mondi opposti: quello patinato e borghese di Elena Richardson, giornalista sposata con un avvocato di successo e madre di quattro adolescenti e quello anarchico di Mia Warren, artista talentuosa che vive alla giornata (facendo la cameriera part-time) con la figlia Pearl.

Le due donne agiscono nelle reciproche esistenze come un detonatore. Mia e Pearl infatti irrompono nella vita dei Richardson creando delle crepe in quella felicità dorata, costruita sull’ideale di perfezione che ha Elena in mente. La donna pretende che le sue figlie le assomiglino e se Lexie sembra seguire i suoi passi, Izzy, che ha da poco scoperto la propria omosessualità, è la pecora nera della famiglia. L’armatura di Mia invece, nutrita dai suoi desideri e dai suoi valori, viene scalfita dall’irruenza di Elena, che la costringe ad essere autentica con Pearl, cresciuta con una narrazione della realtà distorta.

La serie Little Fires Everywhere è nata da un forte desiderio di Reese Whiterspoon che compare nei credits anche come executive producer. L’attrice, che era nota negli anni ’90 e primi 2000 per aver recitato in numerose commedie hollywoodiane (dove spesso veniva proposta come la bionda svampita) ha avuto una rinascita artistica nel 2005 con Walk the line dove interpreta la moglie di Johnny Cash, ruolo per il quale vinse l’Oscar, confermata poi con lo straordinario Wild (2014). Ma Whiterspoon ha dimostrato anche di essere un’artista capace di portare avanti progetti di alta qualità, fu lei infatti a produrre Wild, ed è stata lei a “scoprire” il romanzo di Celeste Ng, prima ancora della sua pubblicazione. Ad interpretare Mia Warren c’è Carrie Washington, divenuta famosa per la nota serie Scandal. L’attrice incarna bene il ruolo di artista irrequieta, anche se la sua recitazione a volte risulta troppo melodrammatica al contrario di quella di Whiterspoon che è più naturalistica. Le due donne, amiche da molti anni, hanno deciso di creare questa serie (ambientata negli anni ’90) per proporre modelli femminili diversi e per interrogarsi sulla complessità dell’identità americana.

Ricordiamo infatti che Shaker Heights è una reale città statunitense che in passato è stata una sorta di esperimento antropologico. Nata come una delle tante “white suburban city” dove le case sono tutte uguali e i prati ben tagliati, nei primi anni ’60 ha avuto un’affluenza di massa di famiglie afroamericane, che hanno spinto i precedenti abitanti a vendere e trasferirsi altrove. I pochi bianchi rimasti hanno deciso non solo di rimanere ma di prodigarsi per portare altre persone, in modo da creare un nuovo modello di integrazione. Ma come dimostra Little Fires Everywhere anche dietro la facciata multietnica e liberale di Shaker Heights si nascondono ipocrisie e contraddizioni.


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