Si stanno giá notando le prime reazioni alla vignetta di Charlie Hebdo il noto giornale satirico francese. Giá nella serata del 27 ottobre prima dell’uscita era stata svelata la copertina del magazine che mostra una caricatura del presidente turco Recep Tayyip Erdogan seduto su una poltrona, con la lingua di fuori, una bibita in mano e con atteggiamento ‘famelico’ che alza il lungo vestito islamico di una donna musulmana mettendone in mostra le natiche ed esclamando “Uh il profeta”. Il titolo recita: “Erdogan è molto scherzoso nella sua vita privata”.
La vignetta satirica arriva dopo che il presidente Macron aveva annunciato un piano contro il separatismo islamico.
Questo ultimo progetto prevede nuove misure contro l’influenza dell’islam politico in Francia. La decisione del capo dell’Eliseo avviene a poche settimane dal brutale omicidio di Samuel Paty, il professore francese decapitato lo scorso 16 ottobre a Conflans-Sainte-Honorine, alla periferia di Parigi, per aver mostrato in classe durante una lezione sulla libertá di stampa, le caricature di Maometto.
Il primo a scagliarsi contro il presidente francese ed a farsi portavoce di tutto il mondo islamico é stato Erdogan che ha definito una mancanza di rispetto le affermazioni di Macron che aveva definito l’Islam ‘una religione in crisi’. Durante un discorso in tv lo stesso presidente turco ha affermato che il presidente francese che a sua detta continua a difendere il diritto alla blasfemia, avrebbe bisogno di “perizie psichiatriche”.
Ma Erdogan si é spinto ancora oltre dichiarando quanto segue: “In Europa, contro i musulmani, si sta compiendo una campagna di linciaggio simile a quella contro gli ebrei prima della Seconda Guerra mondiale”
Frase che ha fatto insorgere anche le comunità ebraiche, anche in Italia, oltre alle diplomazie come la Farnesina.
La Francia ha risposto alle accuse provenienti da Ankara richiamando in patria il suo ambasciatore e criticando l’atteggiamento assunto dal leader turco nei confronti dell’Eliseo.
Con l’uscita della vignetta sul presidente turco gli animi si stanno scaldando parecchio e ci sono giá reazioni in vari paesi musulmani.
Il portavoce del presidente turco ha scritto a tal proposito su Twitter “Condanniamo con la più grande fermezza l’ultima edizione della rivista francese Charlie Hebdo, che non ha rispetto per alcun credo, alcuna sacralità e alcun valore. L’obiettivo di queste pubblicazioni senza morale e decenza è di seminare odio e ostilità”.
Varie sono le dichiarazioni da parte delle varie associazioni musulmane. L’Organizzazione per la cooperazione islamica (OIC), con sede in Arabia Saudita, ha condannato la recente vignetta satirica asserendo: “Noi condanniamo fermamente la pratica di eseguire caricature satiriche raffiguranti il Profeta Muhammad” e – si legge nel comunicato stampa: “Continueremo a condannare ogni pratica atta alla blasfemia e le giustificazioni portate a suo sostegno usandole come libertà, d’espressione, per qualsiasi religione.”
La Turchia ha giá affermato che intraprenderá un’azione “giudiziaria e diplomatica” contro la rivista satirica.
La risposta turca in effetti collima con il sistema Erdoganiano di trattare tutti coloro che vorrebbero esprimere il proprio pensiero o il proprio dissenso contrario al regime e che putualmente vengono arrestati.
Pensare che un dittatore voglia imporre il proprio concetto (inesistente) di libertá di espressione in un altro paese é alquanto paradossale. Ci si chiede peró, quanto questa immagine satirica sia stata ideata esclusivamente contro il Presidente Erdogan e non sia invece un affronto ed un’offesa a tutto il mondo musulmano.
La donna, che viene mostrata, scoperta nelle sue parti intime, é un chiaro messaggio sessista che va condannato, al di lá che si tratti di una donna musulmana.
Seppur in Italia il diritto di satira è riconosciuto come diritto di rilevanza costituzionale, poiché rientra nell’ambito di applicazione degli articoli 21, 9 e 33 della Costituzione, che tutelano rispettivamente la libertà di pensiero ed espressione, dovremmo chiederci qualora questa satira dovesse sfociare come in questo caso in offesa e blasfemia, se non sia invece da condannare.
La satira religiosa soprattutto, dovrebbe essere esercitata entro certi limiti. Le reazioni alla vignetta Charlie Hebdo si faranno sentire nelle prossime ore, augurandoci che siano solo proteste pacifiche e non violente come quelle scatenate dalle vignette dello stesso giornale satirico nel gennaio del 2015.
Per rispondere alla provocazione della vignette di Charlie Hebdo e alle dichiarazioni di Macron sull’Islam anche l’Italia fará la sua parte.
Per venerdí prossimo 30 ottobre é stata infatti organizzata una manifestazione dall’Associazione Dhuumcatu che comprende una parte di musulmani che vivono a Roma. La manifestazione é contro gli atti persecutori nei confronti della comunità islamica in Francia e contro la provocatoria ostentazione pubblica delle vignette satiriche nei confronti del Profeta Muhammad.
“Faremo una manifestazione in solidarietà dei musulmani in Francia che sono sotto attacco da parte dell’amministrazione francese, e per opporci alle offese nei confronti della Religione. In una società multiculturale e multireligiosa – si legge nel comunicato su facebook – non ci dovrebbe essere spazio per sistematici attacchi come quelli che stanno avvenendo in Francia nei confronti delle associazioni islamiche e delle moschee. Il Ministro dell’Interno francese ha pronunciato parole inaccettabili dopo aver dato il via ad una serie di blitz contro “decine di soggetti che non hanno necessariamente un legame con le indagini ma ai quali vogliamo mandare un messaggio”.
E’ evidente che l’omicidio del prof. Paty è solo un pretesto – si legge – per portare a compimento quanto già annunciato nei mesi scorsi dal primo ministro francese: ‘combattere il comunitarismo islamico dopo l’estate’. Riteniamo anche che la volgare ostentazione di vignette satiriche che offendono la religiosità di un miliardo e mezzo di musulmani nel mondo sia la peggior espressione della tanto millantata libertà di pensiero.”
La manifestazione si terrá a Piazza Vidoni, relativamente vicina a Piazza Farnese sede dell’Ambasciata Francese, poiché la Questura di Roma non ha rilasciato il necessario nulla osta.