Ha compiuto sessant’anni Carlo Lucarelli e, oltre ai nostri migliori auguri, intendiamo inviargli un grande abbraccio ed esprimergli la massima gratitudine non solo per ciò che ha scritto, romanzi bellissimi dai quali è stata anche tratta una serie televisiva di successo, ma anche per la sua costante lotta per la verità. A Lucarelli ci lega, infatti, l’esperienza di “Blu notte”, il suo tentativo di far luce sulle atrocità dei misteri italiani, di squarciare il velo di ipocrisia che da sempre caratterizza determinati ambienti, di liberare i cittadini dalla cappa di menzogne e depistaggi che hanno reso impossibile far emergere, oltre agli esecutori, i nomi dei mandanti, i burattinai che hanno ordito un disegno criminale volto a destabilizzare l’Italia e a minarne alle fondamenta la democrazia e la Costituzione.
A Carlo Lucarelli va riconosciuto il merito, oggettivamente enorme, di aver condannato ogni barbarie, di essersi schierato contro il fascismo e contro tutti i fascismi, di aver contribuito a smitizzare l’orrore della nostra esperienza coloniale, di aver sempre utilizzato i toni e le parole di chi vuole sapere, senza mai puntare l’indice dell’inquisitore né scadere nella stucchevole retorica del bene contrapposto al male, in una distinzione manichea che non aiuta a comprendere ciò che è stato e a far sì che non si ripeta.
Carlo Lucarelli è un uomo buono, virtù oggi misconosciuta e da molti ritenuta una caratteristica dei deboli. E invece è fortissimo, con la sua maturità e il coraggio con cui si addentra in vicende difficili, questioni politiche complesse, fatti storici delicati e una memoria tutt’altro che condivisa.
Sessant’anni, molte trasmissioni, moltissimi libri e la rara capacità di coniugare i canoni del noir con quelli dell’analisi storica più acuta.
Quando è venuto mio ospite all’Emiciclo, ho avuto modo di toccarne con mano la gentilezza: non è da tutti, specie quando si tratta di persone all’apice del successo.
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