Erano presenti, oltre al sottosegretario all’Editoria Andrea Martella, al sindaco di Ronchi dei Legionari, Livio Vecchiet, ai presidenti di numerose associazioni di Stampa, il presidente della Fnsi, Beppe Giulietti e la rappresentante dello Steering commitee della Federazione europea, Anna Del Freo.
Daphne è un caso simbolo: i dati che riguardano i giornalisti morti e perseguitati in Europa nei 47 Stati del Consiglio d’Europa sono spaventosi.
Negli ultimi 5 anni, sono 28 i giornalisti morti perché facevano il loro lavoro. L’ultima vittima è la russa Irina Slavina, che si è data fuoco un paio di settimane fa perché la testata online di cui era direttrice era messa sotto pressione dal regime, che tentava di imbavagliare la redazione.
Centoquindici sono attualmente i giornalisti dietro le sbarre nei medesimi Paesi, la maggior parte dei quali in Turchia, il più grande carcere per giornalisti d’Europa. Trentotto casi di giornalisti uccisi sono ancora senza giustizia. Daphne, in primis, ma anche Jan Kuciac , dopo che il tribunale slovacco ha condannato gli esecutori dell’omicidio senza toccare il mandante.
E ora la Bielorussia è la nuova frontiera della repressione: dopo le elezioni farsa di agosto, con la riconferma del dittatore Lukashenko, 284 giornalisti, anche stranieri, sono stati arrestati per cercare di imbavagliarli e sono stati detenuti senza processo o con processi sommari per periodi dai tre ai quindici giorni. Molti di loro hanno subito violenze e torture , e tutto perché hanno coperto , facendo il loro lavoro, le maninfestazioni di piazza contro il regime.
Di fronte a tutto questo, c’è un’Unione Europa che non reagisce o reagisce troppo tardi. C’una Unione Europea che tollera l’Ungheria di Orban dove i valori liberali sono quotidianamente calpestati e i giornalisti soggetti a pesanti censure.
C’è una Ue che vede in molti stati membri una deriva autoritaria anche con la scusa della pandemia e non interviene.
Oggi, ricordando Daphne, da Ronchi dei legionari è partito un messaggio all’Europa, ai Governi, alle istituzioni, alla società civile. Basta con l’impunità, basta con i bavagli. Per Daphne, per Anna, per Jan, per Irina, per Ilaria e per tutti gli altri.