Lo scorso anno il Tribunale di Locri aveva dichiarato il sindaco leghista di Riace, Antonio Trifoli, ineleggibile. Ora anche la Corte d’appello di Reggio Calabria conferma quella sentenza . Decretata quindi la decadenza da primo cittadino, a meno che la Cassazione non deciderà di concedere la sospensiva al provvedimento. Si andrà quindi verso il commissariamento dell’ente e nuove elezioni nella prossima tornata elettorale utile. Trifoli non poteva essere candidato perché dipendente comunale, vigile urbano con contratto a tempo indeterminato. Inoltre all’inizio del mandato firmò la propria aspettativa, provvedimento anomalo segnalato dalla Prefettura al Ministero dell’Interno. In pratica Trifoli avrebbe dovuto dimettersi da dipendente comunale, in base alla normativa, cosa che non fece contravvenendo alle disposizioni previste nel Tuel (Testo unico degli enti locali). Quindi ora bisognerà aspettare le decisioni del Viminale. Una vicenda che riporta al centro tutta la storia del piccolo Comune reggino noto per i bronzi ritrovati nei fondali del mare agli inizi degli anni 70, ma soprattutto per essere diventato il paese dell’ accoglienza, come raccontato nei reportage delle principali testate internazionali. Chi e perché ha voluto smantellare quel sistema messo in piedi da Mimmo Lucano? La parola fine alle sue vicende giudiziarie sta per essere scritta definitivamente, assoluzione dopo assoluzione. Gran parte delle accuse rivolte a Lucano si sono rivelate inesistenti, per questo sarà necessario individuare non solo chi lo ha calunniato, ma chi ha la responsabilità politica della distruzione di un modello di accoglienza punto di riferimento per tutto il mondo, chi ha la responsabilità di aver lasciato nel vecchio borgo solo macerie umane.
Il Presidio Articolo 21 Calabria chiederà al commissario prefettizio il ripristino del cartellone di benvenuto con la frase di Peppino Impastato rimosso con provvedimento “illegittimo” dal sindaco Trifoli.
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