A Conselice si celebra, da giovedì 1 ottobre, il quattordicesimo anniversario del monumento alla Libertà di Stampa. Un monumento unico in Italia, che celebra un principio costituzionale prima ancora che un personaggio; un principio che ora ci appare scontato, ma che ai tempi della Resistenza era un valore da conquistare. Infatti, a partire dal 1925, il regime fascista iniziò a prendere provvedimenti tali da impedire la distribuzione di giornali come l’Unità e l’Avanti; dello stesso anno è la legge 2307, la quale imponeva alle testate direttori riconosciuti dai prefetti e, quindi, dal governo. In quel periodo, a seguito degli articoli apparsi in relazione al delitto Matteotti, il direttore del Corriere della Sera, Luigi Albertini, venne costretto alle dimissioni. L’anno successivo fu la volta del Testo Unico di Pubblica Sicurezza, che disponeva che l’arte tipografica e la stampa dovesse essere autorizzata dal questore. Per i libri, si dovette attendere il 1930, quando fu introdotto il divieto di distribuzione dei testi definiti marxisti e nel ’37 si arrivò al famigerato MinCulPop, il Ministero della Cultura Popolare. In questo contesto, negli anni successivi, nella Bassa Romagna si sviluppò un movimento legato alla Resistenza e che vedeva all’opera 140 uomini e donne che – proprio avendo come base Conselice – gestivano un gruppo di tipografie clandestine nelle quali si stampavano le notizie dal fronte per conto del Comitato di Liberazione. In molte di queste tipografie si usavano macchine per la stampa dette “pedalina”; e proprio una di queste, a simboleggiare il principio della Libertà di pensiero, è stata posta dall’amministrazione comunale di Conselice come monumento alla Stampa Clandestina e alla Libertà di Stampa.
Nella ricorrenza del 14esimo anniversario di quell’intitolazione, l’amministrazione comunale del paese ravennate torna ad accogliere i soggetti che hanno fatto della Libertà di Espressione la propria missione; dalla FNSI all’ANPI, dall’Ordine dei Giornalisti alla Regione Emilia Romagna. E, chiaramente, Articolo21.
Le celebrazioni inizieranno alle 10, in piazza Libertà di Stampa; a prendere la parola, Paola Pula, prima cittadina del paese Medaglia di Bronzo al Merito Civile, Beppe Giulietti, Presidente FNSI, Carlo Verdelli, editorialista del Corriere della Sera ripetutamente minacciato dopo la famosa intervista a Graziano Delrio titolata “Cancellare Salvini”, Ivano Artioli, presidente ANPI della provincia di Ravenna e Elly Schlein, vicepresidente della Regione Emilia Romagna. Alle 11 e 30 l’iniziativa proseguirà negli spazi del Teatro Comunale, dove Loris Mazzetti dialogherà con Carlo Verdelli, in un dibattito dal titolo Ricordando Enzo Biagi: tra Libertà di Pensiero e Antifascismo. Nel corso della manifestazione, grazie alla collaborazione di Amnesty International Italia e Cervia Volante, verrà fatto volare l’aquilone raffigurante il ritratto dello studente dell’Università di Bologna Patrick Zaky, detenuto nelle carceri del Cairo proprio per una forma di restrizione della Libertà di espressione.
Sempre nel Teatro Comunale di Conselice, venerdì 2 ottobre, alle 21, verrà messo in scena lo spettacolo teatrale Saluti da Brescello, scritto e diretto da Marco Martinelli del Teatro delle Albe. Sul palco la statua di Peppone (Luigi Dadina) e quella di don Camillo (Gianni Parmiani), che dialogano raccontandosi la storia di un vigile/cronista che nella Brescello dei primi anni del Duemila l’erede di Peppone ha licenziato “in tronco”, a causa degli articoli che …la guardia comunale col pallino di fare il giornalista scriveva… per la Gazzetta di Reggio. Brescello, oltre che per le avventure dei personaggi guareschiani, è diventata famosa per essere stato il primo paese dell’Emilia Romagna che ha visto il proprio Consiglio Comunale ‘sciolto’ per “Accertate forme di ingerenza della criminalità organizzata”, firmato: Sergio Mattarella. Da dire che l’erede di Peppone, l’ex sindaco di Brescello Ermes Coffrini, ha querelato nell’ordine il vigile/cronista, l’autore della pièce Marco Martinelli, la moglie di Martinelli Ermanna Montanari (la cui unica “colpa” – in relazione a Saluti da Brescello – è quella appunto di essere la moglie di Martinelli…) e Marco Belpoliti, giornalista di Repubblica e direttore della casa editrice Doppiozero, che ha pubblicato il testo teatrale. La Procura di Milano, pubblico ministero Sergio Maria Spadaro, ha proposto l’archiviazione per Martinelli, Montanari e Belpoliti; archiviazione a cui chiaramente l’avvocato Coffrini si è legittimamente opposto e che – nel prossimo mese di novembre – si discuterà davanti al GIP milanese. Ancora indefinita la posizione del vigile/cronista, che al momento non ha ricevuto nessuna comunicazione in merito alla querela di cui sarebbe stato oggetto.
Per completezza d’informazione, il 24 luglio 2020 il Collaboratore di Giustizia Vincenzo Marino ha rivelato davanti alla Corte d’Appello di Bologna che più o meno negli stessi anni la ‘ndrangheta aveva progettato un piano per “sistemare” quel cronista: «…A Reggio Emilia si doveva sistemare un assessore comunale per un piano regolatore e un giornalista che dava fastidio, il Dottore Ungaro…/…il giornalista si stava occupando di cose molto serie, Dottore, stava cominciando a toccare i soldi…».