Senza legalità, dignità, rispetto l’amore non basta   

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“(…) abbiamo l’opportunità di scoprire quanta vita ci sia dentro ogni singolo istante; quanto poco l’io conti per la vita, e quanto invece enormemente conta la vita se l’io si riconosce parte di un destino più vasto, ovvero se diventa noi”. Queste parole, che si possono leggere nelle ultime righe della pagina 187 di L’amore non basta, bellissimo testo di don Luigi Ciotti pubblicato da Giunti, sono esplicative sia del lavoro svolto negli ultimi 55 anni da questo infaticabile sacerdote ed operatore sociale, sia di come è stato concepito e scritto il libro.

Una biografia collettiva che unifica tanti vissuti a partire da quello dello stesso don Luigi, a quelli delle tantissime persone aiutate, a quelli degli operatori che lo hanno affiancato nel lungo percorso partito dal Gruppo Abele e ampliatosi via via fino a Libera e alle altre iniziative che continuano ad essere messe in cantiere. Tutte con un unico obiettivo, aiutare gli ultimi, i sofferenti senza la presunzione o l’ambizione di sostituirsi alle istituzioni ma con l’unico scopo di essere un continuo pungolo per far emergere tutte quelle sacche di emarginazione sociale ignorate o nascoste: dall’immigrazione all’omosessualità, dalla prostituzione alla tossicodipendenza, fino alla mancanza di giustizia e riconoscimenti per i familiari di vittime della criminalità organizzata.

E’ da questo vastissimo impegno che nasce la piena consapevolezza che, come illustra con nettezza il titolo del libro, l’amore non basta. Non basta se non è accompagnato e sostenuto da dignità, responsabilità, spirito di fratellanza, rispetto, comprensione, aiuto materiale. Tutto questo in un momento politico allarmante, come si legge a pag. 243 e a pag. 245: “L’ondata dapprima di semplice diffidenza, poi di paura, infine di odio e risentimento cavalcata da certa politica ha alzato il livello di una conflittualità che è in fondo sempre esistita, ma contenuta entro limiti dell’ordinaria convivenza: il conflitto con lo straniero in quanto nuovo arrivato, bersaglio di pregiudizi e battute, vittima di piccole e grandi discriminazioni quotidiane (…). Sì, perché oggi il livello si è appunto alzato. Quelle che erano opinioni e comportamenti singoli, episodici e perlomeno più stigmatizzati a livello educativo e di classe dirigente, si sono elevati a progetto politico, a chiave di lettura globale del presente (…). Il pregiudizio verso lo straniero è diventato un ideale: l’ideale cosiddetto ‘sovranista’ -, perché ‘razzista’ è una parola che ancora stride – che tematizza la difesa dei confini nel nome di una presunta superiorità della nostra ‘cultura’ (…). Spiace notare come anche le parti politiche di tradizione più progressista si siano in molti casi accodate a un certo tipo di narrazione, cercando al massimo di moderarla o aggiustarne il tiro, ma senza la capacità di offrire letture radicalmente alternative. Letture più difficili, meno immediatamente spendibili sul piano elettorale, certo, però vere”.

Queste “letture più difficili” sono quelle che ogni giorno impegnano le centinaia di volontari che affiancano don Ciotti e animano i gruppi di lavoro da lui creati. “Letture” che hanno un unico costante denominatore comune: l’umanità di tutte le donne, gli uomini, i bambini d’ogni colore, razza, orientamento sessuale, religioso, politico. Denominatore comune che non deve e non può appartenere solo ai credenti, ma, come scrive a pag. 278 dopo aver ricordato un emozionante incontro con Pietro Ingrao del quale cita una frase “Noi tutti avremo vinto quando i senza volto, i senza nome, gli incerti di nome, i proibiti di nome, i senza carta, saranno riconosciuti nelle loro capacità e nella loro ricchezza umana”. A questa frase fa seguire il suo commento: “Sono parole simili a tracciare la strada che credenti e non credenti possono percorrere affiancati, senza paura di perdere neanche un grammo della propria identità. Parole simili, insieme alle scelte concrete che da quelle parole scaturiscono”.

L’emozione più forte che si ricava dalla lettura di L’amore non basta è che le parole, le azioni, la solidarietà che emergono con forza dalle pagine si possono verificare nell’instancabile attività svolta quotidianamente da don Luigi e dai suoi volontari dal Piemonte alla Sicilia, dalla Puglia alla Campania, al Lazio, nelle altre regioni e in tante parti del mondo, a partire dall’Africa.. Tutti i giorni, non solo il 21 marzo e non solo nella costante vicinanza alle vittime di soprusi, violenze, attentati, minacce; ma nella continua riflessione su come adeguare le forme di aiuto e intervento ai tempi di vorticoso cambiamento che stiamo vivendo, non escludendo nemmeno gli schiavi del web o dello schermo televisivo.

Difficile non ammettere che anche tutte queste attenzioni verso l’umanità  siano espressioni d’amore. Certo, l’amore non basta, ma quale disastro sarebbe per il mondo se questo amore non ci fosse?


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