Renée, una donna di 27 anni, con un lavoro gratificante e un marito con il quale sta cercando di avere un figlio, all’improvviso è costretta a confrontarsi con il suo turbolento passato. Sandra è una ragazza di 20 anni senza lavoro e prospettive che si ritrova coinvolta in una situazione più grande di lei. Karine invece è un’irrequieta adolescente di 13 anni che scappa continuamente di casa per sfuggire dalla violenza del padre. Kiki è una bambina di 7 anni che vive un evento tragico, legato alla scomparsa di due fratellini, amici suoi.
Quattro vite racconta quattro storie che tra di loro apparentemente non hanno nessun rapporto, le protagoniste infatti hanno nomi diversi e sono interpretate da attrici che non si assomigliano. Eppure l’idea del regista era quella di raccontare le varie fasi di vita della stessa donna, che altri non è che Christelle Berthevas, scrittrice che ha collaborato anche alla sceneggiatura. Des Pallières desideroso di fare un film sperimentale ha mischiato un po’ troppo le carte in tavola rendendo incomprensibile, fino alla fine, il legame che unisce le quattro storie. Se la scelta di quattro attrici diverse (non solo fisicamente ma anche come temperamento) poteva risultare originale, quella invece di cambiare il nome è stata fuorviante. Questo semplice accorgimento infatti avrebbe fatto comprendere da subito che si trattava della stessa persona. Così se fino a 45 minuti il film risulta molto interessante successivamente si perde ogni speranza e si considerano le storie come episodi a sé stanti.
Nonostante questo pasticcio narrativo il film possiede un suo fascino e una sua sensualità, soprattutto dal punto di vista figurativo. Tutte le protagoniste infatti (salvo naturalmente la bambina) vivono con estrema libertà la sfera del desiderio che viene tradotta in immagini con una forte erotizzazione dei corpi, soprattutto femminili. Ma si tratta di uno sguardo più delicato e rispettoso del tradizionale male gaze che oggettivizza la donna.
Altro aspetto rimarchevole è il cast che vanta attrici talentuose, tra cui Gemma Arterton, che dimostra di non essere solo una bella Bond Girl e le due più famose Adèle del cinema francese: Haenel, protagonista di Ritratto della giovane in fiamme di Céline Sciamma e Exarchopoulos, resa famosa da La vita di Adèle di Abdellatif Kechiche. La seconda soprattutto conferma le sue straordinarie doti attoriali, che la portano a interpretare qualunque ruolo con assoluta semplicità e credibilità, e dispiace notare che il cinema (non solo francese) non le dia molte occasioni per dimostrarlo.