Haifaa al-Mansour, prima regista donna del Regno Saudita e ispiratrice di un nuovo movimento di cineasti indipendenti, ha iniziato la sua carriera con tre cortometraggi: Who, Bereavement of the fledling e The only way out. Haifaa appartiene a quel mondo di donne saudite come Eman Al-Nafjan, Aziza al-Yousef e Hatoon al–Fassi, attiviste, blogger, scrittrici, giornaliste e accademiche, spesso incarcerate, che lottano contro la segregazione di genere, contro una società sessista che si dipinge agli occhi dell’Occidente come esotica e misteriosa. Per legge ogni donna saudita ha un tutore, prima il padre, poi il marito e, se vedova, il figlio. E’ il tutore che le dà o nega il permesso per la maggior parte delle interazioni con il mondo. In una dichiarazione per il successivo e pluripremiato documentario Women without shadows, Haifaa al-Mansour ha detto: “Molte persone pensano che le donne saudite siano qualcosa di misterioso e ricordano scrittrici, accademiche, imprenditrici e pioniere che senza dubbio hanno realizzato molto per loro stesse e per il loro paese […] Storie interessanti che meritano di essere raccontate. Ma la donna che io stavo cercando vive una vita diversa e ha una lunga strada da percorrere.” Maryam, protagonista de La candidata ideale, secondo lungometraggio della regista, uscito a distanza di sette anni dallo straordinario La bicicletta verde (2012), è proprio la donna “diversa”.
L’educazione “liberale” del padre musicista e la personalità coraggiosa e anticonformista della madre cantante, precocemente morta, mettono Maryam di fronte a libertà che la obbligano ad interrogarsi e a cercare la sua collocazione in una società patriarcale al limite della misoginia. Una lunga strada non priva di conflitti, di scelte difficili che la spingono a mettersi in discussione con se stessa e con le sorelle. Ogni mattina la protagonista de La candidata ideale percorre la lunga strada fangosa per raggiungere l’ospedale in cui lavora come medico. Asfaltare quella strada è la sua sfida alle autorità e alla tradizione. Per una coincidenza fortuita si ritrova, aiutata dalle due sorelle, a candidarsi per il Consiglio comunale, alla ricerca di un luogo di parola che la riconosca anche come soggetto politico. Haifaa al-Mansour in un’intervista ha dichiarato che la resistenza di Maryam è quella di tutte le donne. È lei la candidata perfetta, rappresentativa dell’Altro sociale, marginalizzato e impedito nella parola, ostacolato dal potere rappresentativo, gravemente discriminato nell’esercizio del diritto. Il linguaggio cinematografico di Haifaa al-Mansour vuole rompere la compattezza di un ordine sociale sedimentato nel tempo unendosi alla lotta di tutti i diversi femminismi nel mondo. La speranza non manca. Nella sua strada Maryam incontra un vecchio uomo che ben rappresenta quel mondo misogino. Inizialmente ostile – farsi visitare da una donna? Mai – l’anziano le si presenta dopo le elezioni e, mostrando il pollice sporco di inchiostro, le dice: “Ho votato per te”. Un voto può sembrare solo un personale riconoscimento, in realtà è un segno, perchè il cambiamento è un lungo processo e Haifaa al-Mansour crede nella funzione trasformativa del cinema. La candidata ideale, interpretato intensamente da Mila Al Zahrani, Dae Al Hilali, Khalid Abdulraheem, Shafi Alharthy, Nora Al Awadh, non è solo un film, bensì una testimonianza di lotta e di resistenza. Audre Lorde – poeta, militante femminista – ha scritto: “Ciò che ho visto era sbagliato, dovevo far sentire la mia voce.”
LA CANDIDATA IDEALE
Regia di Haifa Al Mansour
Un film con Mila Alzahrani, Dhay, Khalid Abdulrhim, Shafi Al Harthy
Durata 101′
Anno 2019
Nazione Arabia Saudita, Germania