Attentato terrorista all’arma bianca a due passi dal popoloso Boulevard Richard Lenoir, proprio nella zona dove si trovava la vecchia sede di Charlie Hebdo (rue Nicolas (Appert), dove avvenne la strage dei redattori per mano dei fondamentalisti islamici. Ci sono 2 feriti gravi tra il personale di una Agenzia Stampa via WEB, Premières Lignes, e tutta la zona, compresa place de la Bastille, è circondata dalle forze speciali antiterrorismo.
Probabile ritorsione, visti i recenti comunicati degli integralisti, per il processo iniziato il 2 settembre contro i responsabili della strage a Charlie. Le minacce in questi giorni non hanno mai abbassato il tono di violenza, e in molti fra i testimoni hanno dovuto cambiare il loro domicilio, in fretta e furia, continuando a vivere nel terrore e sotto stretta protezione.
Sembra un dejà-vu di quanto accadde 5 anni e 9 mesi fa nella stessa strada e nella stessa sede. Stavolta. Noi eravamo lì, a Parigi, nel freddo e piovoso gennaio del 2015, pressati da 4 milioni di persone, a dimostrare per la difesa della libertà d’informazione ed opinione, per onorare i giornalisti e fumettisti del settimanale satirico Charlie Hebdo uccisi da terroristi islamici il 7 gennaio (12 morti e 11 feriti). Più che camminare, eravamo trascinati dal una folla silenziosa, commossa, solidale, chi con un cartello, chi con uno striscione dove campeggiava “Je suis Charlie”, sospinti per chilometri dalla corrente di un fiume umano, che scorreva lento e parallelo alla Senna.
Da quasi tre settimane si è aperto il processo ai complici dei terroristi poi uccisi dalle forze di polizia. E le testimonianze dei sopravvissuti sono drammatiche, a volte raccontano momenti truci della carneficina, finora non divulgati. Alcuni portano evidenti i segni delle ferite fisiche e psicologiche. La maggior parte vive ancora a Parigi, sotto stretta sorveglianza, ma a volte viene fatta sgombrare in un quarto d ora in un altro rifugio sicuro, perchè le minacce arrivano precise. Sono ancora “obiettivi da colpire” dalle organizzazioni islamiste. Nessuno conosce l’indirizzo della redazione, se non che è all’interno di uno stabile blindato e supercontrollato da reparti speciali. “Liberi e imprigionati”, così si sentono i redattori.
Il dibattito politico e filosofico sta dividendo il mondo intellettuale francese sulla convivenza con l’islamismo, tra chi vorrebbe far sempre primeggiare “l’esprit republicain” e la laicità (l’integrazione culturale e sociale ai valori liberali postrivoluzionari), e chi invece crede che la convivenza passi attraverso l’accoglienza integrale dell’islamismo, tacciando i contrari come fossero degli “islamofobici” e quindi intolleranti. Lo stesso Presidente Macron sembrerebbe prossimo a promulgare una legge per ribadire i valori repubblicani e laici cui attenersi. Un recente sondaggio dell‘IFOP ha però stabilito che i valori della Repubblica sono secondari alle fedi religiose solo per il 17% della popolazione, mentre la percentuale è nettamente superiore (40%) fra i musulmani francesi. Aderisce invece agli ideali laici della repubblica l’83%della popolazione e il 60% di coloro che si professano islamici. Questo deve seriamente fare riflettere.
Cinque anni di ulteriori violenze hanno preceduto l‘inizio del processo di Charlie. Altre terribili stragi: Bataclan e Nizza, oltre ad innumerevoli episodi minori, meno noti ai riflettori mediatici, ma che hanno determinati nella società francese divisioni, fratture, decomposizione culturale e sociale soprattutto nella sinistra, come mai era avvenuto prima nella storia del Paese. Una violenza che oltre ad aver provocato altri 200 morti, è stata anche espressione di odio feroce verso chi è contrario ad una islamizzazione della società. Alcuni settimanali accusano in copertina con le foto di donne velate: “La repubblica ha capitolato?”.
Charlie resta il giornale simbolo che ha il coraggio della verità. Una verità che si basa sulla tragedia greca, capace di esprimere la complessità dei sentimenti dell‘animo umano e, nello stesso tempo, capace di ridere di tutto. E’ un processo politico sugli autori e i complici per gli atti criminali in sé, ma anche per la mesa in discussione della libertà d’espressione e di critica.
“Noi non ci addormenteremo mai, non rinunceremo mai a questi diritti fondamentali”, così scrivono i redattori e i fumettisti di Charlie.
Una coincidenza questo nuovo atto terroristico, proprio due giorni dopo la pubblicazione della “Lettera aperta”, la prima nella storia dei media in Francia, rivolta a tutto il mondo dei giornali, che hanno aderito senza esitazioni. Tranne l’agenzia nazionale AFP che, “per preservare l’incolumità dei suoi corrispondenti nei paesi di religione islamica”, ha rifiutato di firmarla, tra non pochi contrasti interni; criticata duramente dai sindacati dei giornalisti.
Lettre ouverte à nos concitoyens: Ensemble, défendons la liberté.
Non è mai accaduto che i media, che spesso difendono punti di vista divergenti e per cui una Lettera aperta non è la solita forma di espressione, decidano congiuntamente di rivolgersi al proprio pubblico e ai propri concittadini in modo anche solenne.
Se lo stiamo facendo, è perché ci è sembrato cruciale segnalarvi uno dei valori più fondamentali della nostra democrazia: la libertà di espressione di tutti noi.
Oggi, nel 2020, alcuni di voi sono minacciati di morte sui social media, quando esprimono opinioni particolari. I media sono apertamente identificati come obiettivi dalle organizzazioni terroristiche internazionali. Gli stati stanno facendo pressioni sui giornalisti francesi “colpevoli” di aver pubblicato articoli critici.
La violenza delle parole si è gradualmente trasformata in violenza fisica.
Negli ultimi cinque anni, donne e uomini nel nostro paese sono stati assassinati da fanatici, a causa delle loro origini o delle loro opinioni. Giornalisti e fumettisti sono stati giustiziati per smettere di scrivere e disegnare liberamente.
“Nessuno dovrebbe preoccuparsi delle proprie opinioni, anche religiose, purché la loro manifestazione non disturbi l’ordine pubblico stabilito dalla legge”, proclama l’articolo 10 della Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino del 1789, incorporato nella nostra Costituzione. Questo articolo è subito completato dal seguente: “La libera comunicazione di pensieri e opinioni è uno dei diritti umani più preziosi: ogni cittadino può quindi parlare, scrivere, stampare liberamente, salvo a rispondere dell’abuso di questa libertà nei casi determinati dalla legge”.
Eppure è l’intero edificio giuridico sviluppato in più di due secoli per proteggere la vostra libertà di espressione che è sotto attacco, come mai prima d’ora in settantacinque anni. E questa volta con nuove ideologie totalitarie, che talvolta pretendono a volte di essere ispirate da testi religiosi.
Naturalmente, ci aspettiamo che le autorità pubbliche dispieghino le necessarie risorse di polizia per garantire la difesa di queste libertà e condannino fermamente gli Stati, che violano i trattati che garantiscono i vostri diritti. Ma temiamo che la legittima paura della morte allarghi la sua morsa e soffochi inesorabilmente gli ultimi spiriti liberi.
Cosa rimarrà allora di ciò che sognavano i redattori della Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino del 1789? Queste libertà sono così naturali per noi che a volte dimentichiamo il privilegio e il comfort che offrono a ciascuno di noi. Sono come l’aria che respiriamo e quell’aria sta diventando scarsa. Per essere degni dei nostri antenati, che li hanno conquistati con forza e di ciò che ci hanno trasmesso, dobbiamo decidere di non cedere a queste ideologie mortali.
Le leggi del nostro paese forniscono a ciascuno di voi una cornice legale che vi autorizza a parlare, scrivere e disegnare come pochi altri posti al mondo. Sta a voi prenderla in mano. Sì, avete il diritto di esprimere le vostre opinioni e di criticare le opinioni degli altri, siano esse politiche, filosofiche o religiose, purché entro i limiti fissati dalla legge. Ricordiamo qui, in solidarietà con Charlie Hebdo, che ha pagato la sua libertà con il sangue dei suoi redattori i, che in Francia il reato di blasfemia non esiste. Alcuni di noi sono credenti e possono comprensibilmente essere turbati dalla blasfemia. Tuttavia, si associano con tutto il cuore al nostro approccio. Perché difendendo la libertà anche di ironizzare sui simboli delle religioni, non significa che difendiamo la blasfemia ma libertà.
Abbiamo bisogno di voi. Della vostra mobilitazione. Del baluardo delle vostre coscienze. I nemici della libertà devono capire che siamo tutti insieme i loro avversari risoluti, indipendentemente dalle nostre differenze di opinioni o convinzioni.
Cittadini, eletti nelle assemblee locali, leader politici, giornalisti, attivisti di tutti i partiti e di tutte le associazioni, più che mai in questo tempo incerto, dobbiamo unire le nostre forze per scacciare la paura e far trionfare il nostro amore indistruttibile per la Libertà.
# DéfendonsLaLiberté
Firmatari:
Alliance de la presse d’information générale, BFMTV, Canal+, Challenges, Charlie Hebdo, Cnews, Courrier International, Europe1, France Télévisions, L’Alsace, L’Angérien Libre, L’Avenir de l’Artois, L’Echo de l’Ouest, L’Echo de la Lys, L’Equipe, L’Essor Savoyard, L’Est-Eclair, L’Est républicain, L’Express, L’Hebdo de Charente-Maritime, L’Humanité, L’Humanité Dimanche, L’indicateur des Flandres, L’informateur Corse nouvelle, L’Obs, L’Opinion, L’Union, La Charente Libre, La Croix, La Dépêche du Midi, La Nouvelle République, La Renaissance du Loir-et-Cher, La Renaissance Lochoise, La Savoie, La Semaine dans le Boulonnais, La Tribune Républicaine, La Vie, La Vie Corrézienne, La Voix du Nord, Le Bien public, Le Canard Enchaîné, Le Courrier français, Le Courrier de Gironde, Le Courrier de Guadeloupe, Le Courrier de l’Ouest, Le Courrier Picard, Le Dauphiné libéré, Le Figaro, Le Figaro Magazine, Le Journal d’Ici, Le Journal des Flandres, Le Journal du Dimanche, Le Journal du Médoc, Le Journal de Montreuil, Le Journal de Saône-et-Loire, Le Maine Libre, Le Messager, Le Monde, Le Parisien / Aujourd’hui en France, Le Parisien Week-end, Le Pays Gessien, Le Phare Dunkerquois, Le Point, Le Progrès, Le Républicain Lorrain, Le Réveil de Berck, Le Semeur hebdo, Le Télégramme, Les Dernières Nouvelles d’Alsace, Les Echos, Les Echos du Touquet, LCI, Libération, Libération Champagne, M6, Marianne, Midi Libre, Monaco Matin, Nice Matin, Nord Eclair, Nord Littoral, Ouest France, Paris Match, Paris Normandie, Presse Océan, Radio France, RMC, RTL, Sud Ouest, TF1, Télérama, Var Matin, Vosges Matin.