Le ultime notizie ufficiali risalgono al 5 aprile, quando in un filmato di 24 secondi girato nel Mali settentrionale riappare padre Pierluigi Maccalli dopo un anno e mezzo da quel 17 settembre del 2018 in cui si perdevano le sue tracce.
Il missionario rapito in Niger, con accanto il compagno di prigionia Nicola Chiacchio, conferma di star bene, pronuncia il suo nome e la data del giorno della registrazione del video: il 24 marzo del 2020. Entrambi sono vivi e nelle mani, ancora oggi, di miliziani dell’Isis nel deserto maliano.
Da quel momento è partita una serrata trattativa che, secondo la Società delle missioni africane di qui fa parte padre Maccalli, sebbene complessa procede senza intoppi. E, si spera, possa portare a breve alla sua liberazione.
Era una tranquilla serata di fine stagione delle piogge nelle missione di Bomoanga, a circa 150 chilometri da Niamey, capitale del Niger, quando il 17 settembre di due anni fa padre Gigi veniva sequestrato da un gruppo di uomini armati che opera al confine tra Burkina Faso e Benin.
Aveva da poco finito di celebrare la messa nella parrocchia dove portava avanti la sua opera di evangelizzazione e di promozione umana, spendendosi anche per contrastare le pratiche cruente legate alle culture tradizionali locali, come la circoncisione e le mutilazioni genitali femminili.
Prima di ritirarsi nella sua stanza, intorno alle 18:30, era passato a trovare un altro missionario che aveva contratto la malaria.
Di ciò che è accaduto dopo sappiamo poco, l’unica certezza l’irruzione di un gruppo armato nel villaggio verso le 21,30.
Padre Gigi viene portato via e di lui si perdono le tracce.
Sulla sua sorte cala il silenzio, fino allo scorso aprile quando al quotidiano “Avvenire” viene recapitato il filmato in cui appaiono i due ostaggi seduti uno accanto all’altro. Padre Maccalli appare provato e dimagrito, barba bianca e folta, occhiali scuri a coprire. Indossa abiti del luogo, come Chiacchio, rapito alcuni anni fa mentre viaggiava nella regione del Sahel come turista.
L’area è estremamente pericolosa e instabile, come dimostra l’ondata di nuove violenze e attacchi a postazioni militari e insediamenti civili di terroristi islamici che continuano a colpire la popolazione della zona in cui operava padre Pierluigi.
Le notizie affidate da padre Mauro Armanino, missionario della Societa delle Missioni Africane, all’Agenzia Fides non erano finora trapelate perché, secondo lo stesso Armannino, “le morti dei contadini, rispetto a quelle degli occidentali, non hanno la stessa importanza”.
Non per chi scrive e questa testata che oltre a ricordare padre Gigi continua a illuminare ciò che accade nella regione del Sahel e da voce alla Fondazione Pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre che ha pubblicato un appello a pagamento sul quotidiano Avvenire denunciando il “totale oblio che vergognosamente circonda il sequestro di padre Maccalli”.
Acs ha voluto sottolineare pubblicamente che “il nostro connazionale è tuttora drammaticamente disperso e chiede al governo italiano un rinnovato e sollecito impegno affinché sia quanto prima liberato in condizioni di sicurezza”.
La Fondazione pontificia non si è limitata ad accendere i riflettori sulla sorte del religioso rapito ma ricorda che in Niger sta sostenendo 104 fra sacerdoti diocesani, religiosi e religiose.
“Padre Maccalli non deve essere considerato un cittadino-rapito di serie B – sottolinea Aiuto alla Chiesa che Soffre – per il solo fatto di essere un missionario cristiano che ha speso la vita per l’evangelizzazione in una nazione in cui dilaga la persecuzione”.
Secondo l’organizzazione pontificia, i gruppi terroristici affiliati alla galassia islamista si stanno spostando dal Maghreb al Sahel.
“L’Isis sta riducendo la sua attività in Libia e Algeria mentre la incrementa, fra l’altro, in Niger – sostiene Acs – In quest’ultima nazione, a partire dal 2017, anche Al-Qaeda ha aumentato la propria azione criminale. Nella parte sud-orientale del Paese si sono registrate anche frequenti incursioni di Boko Haram, in particolare a opera della fazione denominata Islamic State West Africa Province”.
A corollario dell’emergenza sicurezza la situazione di diffusa povertà che, ritengono gli analisti che ben conoscono quelle realtà, può favorire in una certa misura il reclutamento di giovani da parte delle organizzazioni terroristiche.
Un contesto di grande instabilità il Mali, alle prese di un golpe che ha portato i militari al potere, e tutta la regione saheliana che desta ancor maggiore preoccupazione per le sorti di padre Maccalli e Chiacchio, nelle mani di rapitori senza scrupoli, di cui ci auguriamo la liberazione e il rientro al più presto a casa sani e salvi.
Per concludere, un pensiero per padre Paolo Dall’Oglio, scomparso il 29 luglio del 2013 in Siria, non può mancare.