“Non mi chiamo rifugiato”, storie di rifugiati raccontate in prima persona da chi è stato costretto a fuggire dal proprio paese. Al via il progetto editoriale, radio e web, ideato per sensibilizzare ascoltatori e lettori sulla condizione dei rifugiati in Italia e sulla loro storia di esilio. Il programma, scritto e condotto dal giornalista della Radio Vaticana Stefano Leszczynski, è stato realizzato in collaborazione con il Centro Astalli, sede italiana del Servizio dei Gesuiti per i rifugiati. “Non mi chiamo rifugiato” dà la parola ai protagonisti che narrano in prima persona la loro storia, presentando così in modo nuovo il dramma di chi è costretto a intraprendere un viaggio attraverso l’ignoto per cercare un paese sicuro in cui realizzarsi umanamente.
Ogni testimonianza viene contestualizzata da un punto di vista storico, politico e sociale in modo da accompagnare il racconto nel suo evolversi e fornire gli strumenti per immergersi ed immedesimarsi nel vissuto del protagonista. Il rifugiato smette in questo modo di essere semplicemente un numero o una statistica: da entità generica torna ad essere persona con il proprio vissuto, i propri affetti, le proprie paure e i progetti di vita. Il contenuto dell’iniziativa risponde anche al dettato di Papa Francesco, che proprio nel Messaggio per la 106.ma Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, scrive: “La conoscenza è un passo necessario verso la comprensione dell’altro. (…) Quando si parla di migranti e di sfollati troppo spesso ci si ferma ai numeri. Ma non si tratta di numeri, si tratta di persone! Se le incontriamo arriveremo a conoscerle. E conoscendo le loro storie riusciremo a comprendere.”