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NASCONDI(NO) il teatro che parla della censura alla Biennale di Venezia

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– L’idea si rifà al concetto della Biennale delle Arti Visive in cui ogni nazione espone in un padiglione le proprie opere realizzate dagli artisti invitati ad esporre: Antonio Latella nella sua ultima direzione artistica della sezione Biennale Teatro edizione numero 48, da lunedì 14 al 25 settembre (28 titoli, 40 recite, tutte novità assolute) ha immaginato il Festival come un “Padiglione Teatro Italia” per un’esposizione collettiva di artisti italiani. Il titolo scelto è “NASCONDI(NO) e ha come tema quello della censura: un Festival che vedrà la presenza di soli artisti italiani e Antonio Latella (al suo quarto ed ultimo anno di direzione ) riassume cosi quanto fatto nelle tre edizioni precedenti: «In questi tre anni ho voluto evidenziare artisti internazionali da far conoscere al pubblico italiano, e quindi anche agli artisti italiani. Cercando nella programmazione un confronto diretto, una contaminazione capace di arricchire il nostro bagaglio di ricerca. Il quarto anno diventa per me la valorizzazione del teatro italiano. Abbiamo cercato di costruire una mappatura di artisti che sono al di fuori di queste leggi e che raramente vengono programmati dai teatri istituzionali, – scrive Antonio Latella- ma che si stanno imponendo all’attenzione della critica e degli operatori; artisti che, soprattutto, stanno costruendosi un loro pubblico, fortemente trasversale e che esce dalla costrizione dell’abbonamento. Molti artisti invitati sono giovani, alcuni giovanissimi usciti dal College di Regia della Biennale (per valorizzare il percorso fatto in questi anni, che si è preso la responsabilità di provare a lanciare nuovi talenti italiani), altri più grandi ma solo per questioni anagrafiche».

 

Una decisione a dir poco coraggiosa a cui va attribuito il merito di Latella di aver scelto di andare contro logiche del passato in cui si puntava quasi esclusivamente su nomi e titoli che richiamavano da subito una notevole attenzione. La visibilità e lo scambio reciproco di conoscenza rivolto non solo al pubblico ma anche tra gli stessi artisti è un valore aggiunto su cui è importante riflettere: nel teatro italiano sussistono delle problematiche che erano presenti da molto tempo, ma solo durante il lockdown sono emerse in tutta la loro gravità.

Anna Bandettini lo scrive sul suo blog di Repubblica: «Antonio Latella ha voluto un festival sul teatro italiano e soprattutto ha voluto dare visibilità (anche internazionale) a tutta una serie di autori, attori e registi che per età anagrafica, per scelte artistiche ma soprattutto che, per il (malamente) organizzato teatro italiano, sono confinati in una fascia pressoché invisibile del teatro stesso, fuori dai circuiti tradizionali, dai teatri nazionali e dai tric, dalla popolarità, dai giornali».
Non si tratta solo di rimediare ad una grave lacuna di cui tutti eravamo a conoscenza, specie per chi ha cercato di intercettare (anche a fatica) un teatro capace di esprimersi al di fuori dei circuiti tradizionali (vedi i Teatri Stabili) dove la programmazione si fa puntando su nomi e titoli che siano rassicuranti per il pubblico degli abbonati. Ed ecco allora che l’analisi di Anna Bandettini fotografa impietosamente lo scollamento che si è venuto a creare negli anni: «In Italia il disinteresse dei grandi operatori per questo teatro è nota. Da anni ormai si assiste a una malefica biforcazione tra un teatro dei circuiti istituzionali, di artisti che sono riusciti a emergere, di spettatori abbonati, e un teatro che prova strade non convenzionali, sia drammaturgiche che attoriali, anagraficamente più giovane, e molto meno raccontato, visto solo nei festival o nei circuiti più piccoli, una realtà parallela, spesso seguito da una nicchia di spettatori che è sempre quella, o, peggio, sottoposto all’immaginario fervido di una certa critica che avalla anche ciò che non se lo merita».

Non ultima per la responsabilità di aver contribuito a generare false aspettative in chi crede sia così facile salire su un palcoscenico per diventare artista teatrale. Improvvisazioni dettate dall’urgenza di andare in scena dove il lavoro delle prove viene sacrificato in pochi attimi a scapito di una preparazione rigorosa e attenta ai meccanismi che sovraintendono alla costruzione dello spettacolo. Come non condividere quanto ancora scrive la Bandettini nel sottolineare il merito di questa Biennale 2020 per «dare spazio a tutta una generazione di trentenni o giù di lì che pare fortunatamente molto meglio di quella che l’ha preceduta, quella dei “nuovi” linguaggi presto diventati retorica, caratterizzata da una abbastanza diffusa ignoranza delle regole teatrali basiche (recitazione, uso della voce senza microfono, regia) e spesso o incapace di distaccarsi dall’autobiografia, o dall’estetizzazione della forma».
Antonio Latella si fa portavoce coraggioso di una nuova generazione di artisti su cui investire consapevole di aver selezionato tra coloro abbiano già dimostrato impegno e rigore nello studio innanzitutto per apprendere l’arte della recitazione e della direzione registica. Non ultima l’esperienza pregressa intesa come scelta di stare a fianco di maestri della scena per quello che la giornalista critico teatrale di Repubblica chiama a ragione «il valore dell’apprendistato, dell’esperienza, dello studio e non sembra avere il morbo dell’autoreferenzialità. Ha un’idea di cosa sia la drammaturgia, l’interpretazione dei testi e il desiderio di confronto con in classici».

Quante volte abbiamo assistito a rappresentazioni che si rifacevano a drammaturgie senza per questo averne le capacità di assimilarne con coscienza la struttura portante e le sue implicazioni frutto di una ricerca approfondita?

Leonardo Lidi, Fabio Condemi, Leonardo Manzan, Giovanni Ortoleva e la vincitrice dell’edizione 2019/2020 Martina Badiluzzi sono i registi usciti dal vivaio di Biennale College, nati a cavallo tra gli anni ’80 e ’90, ognuno con la propria fisionomia, una lingua definita con cui scrivono il teatro dei nostri giorni. Con loro anche Caroline Baglioni, promossa dal College Autori Under 40. Vicini, per generazione, sono Pablo Solari – regista, drammaturgo, musicista, nonché autore di serie web con il gruppo satirico “Il terzo segreto di satira” – e Alessandro Businaro, regista e autore. Alla generazione immediatamente precedente a loro (primi anni ’80) appartengono, invece, Daniele Bartolini, Filippo Ceredi, Liv Ferracchiati, Antonio Ianniello, Giuseppe Stellato.

Fra le compagnie figurano AstorriTintinelli, Biancofango, Industria Indipendente, Babilonia Teatri, Nina’s Drag Queens, Teatro dei Gordi, UnterWasser.

Il catalogo che si può consultare in modalità preview ed è scaricabile on line ad un prezzo ridotto di soli 5 euro al posto di 15 racconta, in oltre 500 pagine, gli artisti e le opere che compongono il prossimo Festival. «Abbiamo chiesto a tutti gli artisti – Antonio Latella – di prendere parte attivamente alla creazione del catalogo, chiedendo loro di esporsi attraverso una biografia scritta di proprio pugno, che fosse ‘non censurata’, ovvero senza omettere particolari o episodi che in genere vengono taciuti in pubblicazioni ufficiali. Inoltre, gli artisti stessi hanno scritto la presentazione dei loro spettacoli prestando una particolare attenzione al tema del Festival (la censura), che orienta e ha orientato il loro lavoro. Infine, anche ironicamente, abbiamo chiesto loro di pensare a dei convenevoli, ovvero a delle frasi di circostanza che spesso si dicono, a fine spettacolo, ai protagonisti dell’opera appena vista, per salutarli tacendo il proprio vero pensiero. Un ennesimo, anche divertente, nascondimento”. A tutti gli artisti – scrive Latella – è stato proposto di lavorare sul tema della censura, cercando di uscire dall’ovvietà di questa proposta per pensarla come valore “alto” da proporre al pubblico e agli operatori, pensando che i teatranti italiani faticano a entrare in un mercato internazionale e che quindi, in qualche modo, vengono censurati o nascosti, per il solo fatto di essere teatranti italiani».

Sulla questione della censura si potrebbe aprire una discussione che andrebbe sviluppata autonomamente. Censura o meglio censure subite e commesse e chi opera nella cultura e nelle arti ha sicuramente qualcosa da dire a riguardo. Sarà interessante comunque assistere ai debutti per capire come l’argomento (a rischio per le molteplici diramazioni che la censura sviluppa, come può essere la censura preventiva o altre forme estreme) verrà realizzato sulla scena. Molti degli artisti si sono affidati a testi cosiddetti “sacri” della drammaturgia come Baudelaire e De Sade, altri si sono dedicati alla questione del linguaggio d’odio e ai tentativi di imbavagliare la libertà d’espressione ma ci si deve interrogare fino a che punto è consentito esprimersi senza limitazioni di sorta?

Latella poi ricorda che nel catalogo è stato inserito anche un capitolo finale, intitolato “Rielaborazioni artistiche dovute al Covid-19” dove sono state invitate registe, registi e compagnie al banco di prova della messinscena in tempi di disposizioni post emergenza sanitaria. Ennesima sfida che si va ad aggiungere al debutto che da oggi catalizza l’attenzione su Venezia e il suo Festival (non senza motivo di apprensione) per la presenza di un virus che ha modificato e continuerà a fare nelle nostre abitudini di vita. Gli artisti su questo tema sono stati chiamati ad un’elaborazione ardua per la sua estemporaneità che richiede un’attenta analisi dei processi drammaturgici senza aver avuto il tempo di decantazione di cui normalmente l’artista usufruisce per la creazione. Le nuove generazioni sono state chiamate a rispondere ad un’esigenza improcrastinabile: rigenerare il teatro e la possibilità di uno sguardo rivolto verso una prospettiva ampliata e innovativa.

Tra gli artisti e le compagnie presenti: Franco Visioli, sound designer Leone d’Oro alla carriera, Alessio Maria Romano regista e coreografo Leone d’Argento di questa edizione, Leonardo Lidi, Fabio Condemi, Leonardo Manzan, Giovanni Ortoleva, Martina Badiluzzi, Caroline Baglioni, promossa dal College Autori Under 40, Pablo Solari, Alessandro Businaro, il duo Astorri Tintinelli, Biancofango, Industria Indipendente, Babilonia Teatri, Nina’s Drag Queens, Teatro dei Gordi, UnterWasser, Daniele Bartolini, Filippo Ceredi, Liv Ferracchiati, Antonio Ianniello, Giuseppe Stellato, Daniele Bartolini, Fabiana Iacozzilli, Giuliana Musso, Jacopo Gassmann, Mariangela Gualtieri e Francesco Manetti.


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