A Napoli, spesso, cronaca e narrativa si rincorrono sovrapponendosi, realizzando mix esplosivi capaci di disorientare anche gli osservatori più attenti. Questa volta l’opportunità per occuparci di narrativa ce la offre, purtroppo, la cronaca. Abbiamo un po’ tutti assistito al violento pestaggio ai danni del consigliere dei verdi della Regione Campania Francesco Emilio Borrelli che stava documentando il controllo serrato e indisturbato, da parte di parcheggiatori abusivi dei parcheggi del nosocomio napoletano San Giovanni Bosco. Le immagini del vile pestaggio non solo sono diventate immediatamente virali ma, fortunatamente, sono state anche rilanciate dai media nazionali. Bisogna ricordare che l’ospedale è da tempo sotto l’occhio del ciclone, prima per l’invasione nei reparti di formiche, poi per presunte infiltrazioni camorristiche, successivamente per il sequestro del bar e del ristorante ritenute le basi logistiche della camorra all’interno della struttura, poi con il commissariamento e l’allontanamento del direttore sanitario e, infine, con il sequestro di un’intera area adibita a parcheggio e gestita da una cooperativa che emetteva false ricevute di pagamento a fronte di corrispettivi pagati dagli avventori della struttura senza che l’ospedale guadagnasse un solo euro. Come è oramai noto i parcheggi abusivi sono diventati un business importante per la camorra napoletana che ha diviso la città in aree suddivise, a loro volta, in tante micro aeree affittate ai propri affiliati e lucrando, così, lauti guadagni proprio come viene fatto con le piazze di spaccio. Un sistema ben diverso dal “guardiamacchine” descritto dal poeta Salvatore Palomba.
Il consigliere Borrelli stava spiegando della gestione arbitraria di un gruppo di parcheggiatori abusivi dell’area dell’ospedale e, infine, della presenza di un gabbiotto, utilizzato dagli stessi abusivi, successivamente rimosso, legati al clan camorristico dei Contini, quando è stato selvaggiamente aggredito e pestato da due uomini e altrettante donne. Un’aggressione che hanno provato a sedare tre guardie giurate in servizio presso il nosocomio evitando che il tutto potesse ulteriormente degenerare. Delle tristi vicende del San Giovanni Bosco, un ospedale costruito negli anni ’80 del secolo scorso, ce ne parla anche il romanzo d’esordio del chirurgo partenopeo Massimo De Siena, “La ragazza sulla sdraio” (Graus Edizioni euro 15,00). Erano anni complicati,in città era in atto una cruenta e spietata guerra tra clan rivali. All’ordine del giorno ritrovarsi al pronto soccorso feriti da arma da fuoco. La storia che, con eleganza, ci offre De Siena è frutto dell’immaginazione però reale è l’ambientazione dentro la quale i suoi personaggi si muovono.
Un giovane chirurgo si ritrova, senza volerlo, coinvolto in una strana storia animata da boss senza scrupoli, sicari e donne dei clan. Ricca di colpi di scena, piena di pathos grazie a una scrittura semplice ma efficace De Siena ci regala una fotografia di cosa avveniva in quest’ospedale quattro lustri or sono. Dopo tanto tempo pare che tutto sia immutato. Perché?