Buon compleanno a Liliana Segre! Auguri per i suoi novant’anni e grazie per tutto ciò che ha rappresentato e rappresenta nella nostra storia, nel nostro tristissimo presente e nel nostro nebuloso futuro.
La bambina che ha conosciuto sulla propria pelle l’orrore delle Leggi razziali e quell’abisso dell’umanità chiamato Auschwitz, oggi senatrice a vita per merito del presidente Mattarella, è una testimone imprescindibile dei valori di uguaglianza, solidarietà, giustizia sociale, dignità della persona e rispetto reciproco che oggi stanno venendo meno. Nel mondo dei muri, del trumpismo arrembante, della furia disumana degli oligarchi e della demagogia al diapason, la mitezza della Segre costituisce una linfa vitale per la tenuta sociale del Paese.
Ogni volta che si alza a parlare in Senato, bisogna ricordarsi di ciò che ha vissuto e della profondità del suo pensiero, da dove vengono le parole, scelte sempre con estrema cura, che pronuncia e quanto siano preziose per lo sviluppo della democrazia.
Non sorprende nemmeno la sua attenzione ai giovani, che pochi giorni fa ha esortato a farsi protagonisti del presente e del futuro del mondo, studiando, scoprendo, valorizzando il proprio talento e credendo nelle proprie incredibili potenzialità. E poi il tema dell’indifferenza, la vera missione della senatrice Segre ma, prim’ancora, della semplice Liliana, una donna che per colpa dell’indifferenza ha conosciuto l’orrore del lager e che per troppo tempo è stata dimenticata, fino a quando non ha scelto di parlare, di raccontare la sua storia e di regalarci racconti agghiaccianti ma necessari per comprendere che questo è stato e far sì che non accada mai più. A chi pensa che queste riflessioni siano frutto di mera retorica, consigliamo di osservare una foto dei corpi dei prigionieri che vennero liberati dai russi il 27 gennaio 1945. Consigliamo a chi non ha ancora compreso cosa sia una dittatura di immaginare di vivere, anche solo per qualche ora, in un contesto in cui non si è liberi di esprimere un’opinione in dissenso, pena l’arresto il confino o, peggio ancora, la deportazione.
Come scriveva Primo Levi, bisogna sempre domandarsi “se questo è un uomo” e “se questa è una donna” e rendersi conto che la donna Liliana Segre ha resistito per tutti questi anni grazie al suo coraggio ma, soprattutto, grazie alla forza d’animo che le ha impedito di dimenticare e ha reso la sua esistenza una missione: far conoscere a chi è venuto dopo ciò che è accaduto allora, rendere cittadini coloro che altrimenti sarebbero sudditi, strappare in particolare i giovani alle tentazioni autoritarie oggi drammaticamente diffuse.
Liliana Segre è una sentinella e un simbolo, un modello e un punto di riferimento in una fase storica in cui, purtroppo, figure come la sua scarseggiano la violenza ferina la fa da padrona.
Le giunga la nostra gratitudine e il nostro pieno sostegno. La battaglia per un mondo “più giusto e più buono” era uno degli ideali della Resistenza e spetta alle nuove generazioni far sì che viva anche in questo secolo di sfide enormi e impossibili da affrontare se non tornando a essere una comunità solidale.
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