Il dibattito sul rigurgito razzista che attraversa l’Italia e soprattutto i social in poche ore ha trovato due conferme di cronaca e di riflessione sulla china che sta prendendo un parte del Paese. Ieri è stato individuato l’autore dei messaggi razzisti pubblicati dopo la morte del ragazzo di Colleferro massacrato da bulli italiani e poche ore prima una voce amata ed autorevole come quella dell’artista Tiziano Ferro ha sottolineato i rischi che si stanno correndo, offrendosi peraltro di aiutare la famiglia di Willy nella battaglia civica e legale contro il razzismo e la violenza gratuita che può portare a drammi come quello avvenuto, appunto, alle porte di Roma. Due storie che si scontrano ma che dicono la stessa cosa, indicano la necessità di combattere con la cultura e l’applicazione delle regole l’onda razzista che avanza.
Subito dopo l’omicidio di Willy Monteiro Duarte era apparso sulla pagina ufficiale del Latina Calcio un post orribile, frasi razziste e complimenti per gli assassini. La povera vittima era stata definita uno scimpanzé, vocabolo che ha suscitato indignazione profonda. L’autore di quel post è un ragazzo di 23 anni residente a Treviso. Si è nascosto dietro un profilo fake cui aveva dato il nome di Manlio Germano, il sottosegretario interpretato da Claudio Amendola nel film “Caterina va in città”; il giovane si connetteva ai social network attraverso provider esteri, utilizzando tecniche di anonimizzazione in grado di mascherare le tracce informatiche della navigazione. La polizia postale è riuscita a risalire alla vera identità dell’hater che ora dovrà rispondere per quelle parole di odio razziale immesse nella rete. Che questo fosse il segno di una discesa pericolosa verso l’intolleranza ostentata lo si era capito. Tiziano Ferro, in un’intervista al Corriere della Sera, ce lo ha ricordato.
“In Italia in quanto a razzismo non siamo messi bene. All’omicidio di Willie qualcuno ha detto: hanno ucciso «solo» un immigrato – ha sottolineato il cantante – Ho amici afroamericani che mi hanno fatto capire quanto sia dura per loro in America: a un posto di blocco stai sicuro che ti fermano. È come avere un cartello addosso. A loro dicevo che io sono cresciuto in un’epoca senza integrazione ma anche senza odio e che la comunità extracomunitaria in Italia sta iniziando a integrarsi ora. Questo fatto mi ha scioccato. Mi rendo disponibile a supportare la causa, a sostenere anche economicamente famiglia e legali: questa storia deve trovare un finale giusto, anche se quello che è accaduto non sarà mai giusto.E credo che ormai sia anche necessario creare un movimento Black Lives Matter in Italia. Anche qui sono disponibile a dare un aiuto, a cercare contatti”.
(nella foto il post del profilo fake sulla pagina del Latina calcio, società che subito aveva presentato un esposto alla polizia postale)