La Bielorussia, Putin e il silenzio dell’Italia

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Siamo arrivati alla sesta settimana di proteste in Bielorussia, ma dal Governo Italiano ancora nessuna chiara posizione.

Roma dista solo 3 ore dalla capitale Minsk eppure sembra che quello che sta avvenendo nel paese dell’Est Europa sia di poco interesse per il nostro Ministro degli Esteri Luigi di Maio.

Dopo l’incontro avvenuto il 14 settembre tra il presidente in carica Aljaksandr Lukashenko e il Presidente russo Vladimir Putin la situazione potrebbe ulteriormente aggravarsi.

I due in un meeting avvenuto a Sochi, durato circa 4 ore a porte chiuse hanno ribadito la comune alleanza.

A chi pensava l’incontro fosse mirato alla programmazione di un intervento militare da parte della Russia nell’ex repubblica sovietica é lo stesso portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, ad assicurare che i due non hanno parlato di basi militari. Lasciando intendere peró che qualora ce ne fosse bisogno la Russia sarebbe pronta ad intervenire. Anche i rumors di una possibile annessione della Bielorussia da parte della Russia sono stati confutati dallo stesso portavoce, che li ha definiti  “un’assurdità assoluta”.

In un’intervista a Euronews Katia Glod, analista bielorussa per il Centro per l’analisi delle politiche europee (CEPA) ha affermato:

“Non credo il Cremlino interverrà direttamente come fatto in Crimea. C’è un’operazione morbida e strisciante già in corso. L’obiettivo finale è quello di controllare Lukashenko e il governo bielorusso sia politicamente ed economicamente, ma lasciando ufficialmente intatti i confini”.

E proprio di ragioni economiche si é parlato nell’incontro. Putin ha annunciato un prestito di 1,5 miliardi di dollari (utile all’economia del Paese, ma soprattutto per foraggiare l’apparato della sicurezza).

A differenza di molti stati europei la Russia ha riconosciuto valide le elezioni dello scorso 8 agosto, nel quale secondo i dati governativi, circa l’80% della popolazione avrebbe votato per la rielezione del Pesidente in carica dal 1994.

Da allora ci sono state numerose manifestazioni di protesta nelle grand I cittá della Belorussia da parte di un popolo che, non accetta piú un presidente-autocrate che avrebbe vinto solo attraverso brogli elettorali.

Una maggioranza Bielorussa vede come legittimo presidente la leader dell’opposizione Svetlana Tikhanovskaïa che al momento si trova in esilio volontario in Lituania.

Sono stati numerosi in questes settimane gli arresti di manifestanti e giornalisti. Solo domenica scorsa sono stati arrestate oltre 774 persone, numeri resi noti dal Ministero dell’interno bielorusso lunedí.

Nei video pubblicati sul sito Tut.by si vedono alcuni agenti in abiti borghesi coperti in volto da un passamontagna, altri in tenuta mimetica e giubbotto antiproiettile che prendono a pugni giovani manifestanti prima di arrestarli, afferrandoli per la felpa e sbattendoli violentemente a terra.

L’Unione Europea ha chiesto il rilascio dei dissidenti politici ed ha dichiarato di voler imporre sanzioni. L’impianto sanzionatorio dovrebbe essere approvato il prossimo 21 settembre dai ministri degli Esteri europei per diventare operativo entro poche settimane.

Fino a qualche giorno l’Unione Europea si era dichiarata restia ad applicare delle sanzioni dirette contro l’attuale capo di Stato bielorusso in virtù dei voti contrari di Germania, Francia e Italia. Tale mossa avrebbe lo scopo di “salvaguardare dei canali di dialogo” con il leader bielorusso.

Ma la lettura potrebbere essere ben diversa e motivata da duplici argomentazioni: i tre paesi europei hanno accordi commerciali ed investimenti finanziari con la Bielorussia che non vogliono ovviamente incrinare, e soprattutto nessuno dei tre vuole inimicarsi il capo del Cremlino.

Il Consiglio dei Diritti Umani dell’ONU (UNHRC) ha comunicato che il 18 settembre, si terrà un dibattito urgente proprio sulla situazione in Bielorussia. “I report continuano a indicare un eccessivo e non necessario uso della forza da parte delle autorità”, ha dichiarato a Ginevra l’alta commissaria delle Nazioni Unite per i diritti umani, Michelle Bachelet.

Alla luce di queste prossime scadenze ci sembra piú che mai necessaria una dichiarazione e una presa di posizione da parte dell’Italia sulle repressioni, sulle violazioni dei diritti, sull’arresto dei cittadini e dei giornalisti che avvengono quotidianamente nella non troppo lontana Bielorussia.


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