Tanto non arriverete mai a nulla.
C’è qualcuno che lo pensa e non ne fa mistero, non mancando di addebitare una certa ingenuità a quelli come noi.
Noi che indossiamo il braccialetto o la spilla #veritàpergiulioregeni; noi che abbiamo appeso lo striscione giallo sui nostri terrazzi e ci mobilitiamo perché le Amministrazioni comunali delle nostre città e dei nostri paesi facciano altrettanto; noi che dal 14 agosto del 2017, giorno in cui lo Stato italiano ha rimandato al Cairo l’ambasciatore (nonostante anche a detta del procuratore capo di Roma Prestipino e del sostituto Colaiocco gli unici progressi nelle indagini sono stati ottenuti grazie alla pressione esercitata richiamando il diplomatico), ogni 14 del mese organizziamo la scorta mediatica, per non smettere di illuminare, come ripete sempre il presidente della Federazione Nazionale della Stampa Beppe Giulietti, le verità nascoste.
Non la pensano così i genitori di Giulio, Paola e Claudio Regeni, che da 55 mesi lottano per ottenere verità e giustizia per tutti i Giulio e le Giulia del mondo, sebbene scoprire chi ha sequestrato, torturato e assassinato un cittadino italiano mentre faceva il suo lavoro è un compito che non dovrebbe gravare su un padre e una madre “orfani” di un figlio.
Non la pensa così l’avvocata Ballerini, che dall’inizio accompagna, non solo legalmente, la famiglia, denunciando “le trame un po’ meschine della politica italiana”, che in quattro anni e mezzo non è stata in grado di dare risposte e si è limitata a promettere e non mantenere.
Non la pensa così Pordenonelegge, che nell’ambito dell’edizione n.21 iniziata ieri ha voluto dedicare uno spazio a “Giulio fa cose”, il libro edito da Feltrinelli che i genitori e la legale hanno scritto per restituire un Giulio autentico dopo tutte le falsità che sono state dette sul suo conto, per umanizzare la vittima ridandole la parola, per ricostruire i fatti smascherando i depistaggi messi in campo, per chiedere a ognuno di fare la sua parte.
Perché nonostante il tempo trascorso, le distrazioni auspicate, il silenzio assordante di quattro governi, il fallimento della politica che latita e dove ad eccezione del Presidente della Camera Fico i Regeni e Ballerini ammettono di non avere molte figure di riferimento, il popolo giallo non si arrende, non si stanca di chiedere verità e giustizia e sceglie ogni giorno da che parte stare. Dalla parte di chi crede che il primo diritto che uno Stato di diritto ha il dovere di garantire (al netto di interessi economici, vecchie amicizie e potenzialità turistiche) è il diritto alla dignità e all’intangibilità dei corpi.
Nei confronti di Giulio, su cui i genitori hanno visto tutto il male del mondo, sono stati violati tutti i diritti, compreso quello ad avere verità, ma non è un motivo per smettere di cercarla, consapevoli come ha detto Erri De Luca che nessuno te la regala o te la offre, va scippata a pezzettini, brandello per brandello, con ancora più forza, se è mai possibile, dopo essersi ricordati che nel 2013 Giulio aveva partecipato proprio qui a Pordenone al concorso Europa e Giovani promosso dall’Istituto Regionale di Studi Europei del Friuli Venezia Giulia. Tra dieci possibili tracce aveva scelto quella intitolata “Ricerca di verità”, che si ispirava alla narrativa di Javier Cercas, lo scrittore spagnolo che nei suoi romanzi si misura con i nodi irrisolti del passato del suo Paesi. Solo una volta sciolti quei nodi Paola e Claudio potranno smettere di difendersi e finalmente piangere Giulio. A ciascuna e a ciascuno di noi il compito di non lasciarli soli, perché come hanno scritto nel libro è vero che Giulio fa cose, ma non può fare tutto lui.