In Egitto non c’è pace per attivisti e operatori dell’informazione sgraditi al presidente Abdel Fattah al-Sisi. Le forze di sicurezza egiziane hanno arrestato due giornalisti, di cui uno malato di COVID-19,. L’ultimo episodio di una vasta repressione sui media che si è ampliata durante la pandemia.
Gli agenti a distanza di poche ore hanno fatto irruzione nelle case di Hany Greisha e El-Sayed Shehta senza preavviso, ha denunciato venerdì scorso il Comitato per la protezione dei giornalisti. Entrambi lavorano come redattori di Al-Youm Al-Sabae, un importante canale di notizie filo-governativo.
Greisha è stato condannato a 15 giorni di carcere per aver diffuso notizie false e potrebbe essere accusato di far parte di un gruppo terroristico.
CPJ, citando la denuncia della sua famiglia al sindacato dei giornalisti egiziani, afferma che non vi sono prove delle imputazioni formulate nei loro confronti.
All’inizio di questa settimana, le forze di sicurezza hanno arrestato anche Shehta, che vive nel nord dell’Egitto, confiscandogli laptop, cellulare, denaro e documenti d’identità. Il vicedirettore di Al-Youm Al-Sabae stava ultimando la quarantena nella sua abitazione dopo essere risultato positivo al coronavirus, secondo le dichiarazioni della moglie dopo il suo arresto.
Gli agenti hanno portato Shehta in una stazione di polizia nella città di Zagazig, sul delta del Nilo, dove è collassato e ha perso conoscenza,. Secondo CPJ. l’uomo è rimasto incatenato per ore a un letto dell’ospedale pubblico cittadino.
Non è ancora chiaro perché le forze di sicurezza abbiano preso di mira i due giornalisti. La legislazione antiterrorismo egiziana autorizza ampiamente le autorità a esercitare controlli rigorosi sui media tradizionali e reprimere ogni tipo di dissenso. Amnesty International ha di recente pubblicato un rapporto sulle violazioni dall’inizio di quest’anno che descrive in dettaglio come un numero crescente di operatori dei media, anche statali, sia finito in carcere per aver espresso le proprie opinioni private sui social media.
La pandemia di coronavirus ha ulteriormente peggiorato le cose.
Quando le infezioni sono aumentate questa estate, minacciando di sopraffare gli ospedali, le autorità hanno arrestato giornalisti che mettevano in dubbio le statistiche ufficiali sul virus e i medici che si lamentavano delle condizioni di lavoro.
Sebbene il conteggio giornaliero dei casi di Covid-19 in Egitto sia diminuito nelle ultime settimane, sono emerse sempre più segnalazioni di sospette epidemie di coronavirus nelle carceri affollate del paese. A luglio, il noto giornalista egiziano Mohamed Monir, che era stato incarcerato con l’accusa di aver trasmesso notizie false. è morto di coronavirus. pochi giorni dopo il suo rilascio, alimentando timori di contagio incontrollato in quelle che i gruppi per i diritti descrivono come celle stracolme e sporche.
“Le autorità egiziane dovrebbero rilasciare con urgenza i giornalisti dalle sue prigioni a causa della pandemia – ha dichiarato Abdel Mansour, coordinatore del programma regionale del CPJ. “Invece l’Egitto continua diligentemente a buttarne altri in prigione, compreso uno che era malato di Covid e in quarantena”.
Nelle stesse ore dei nuovi arresti veniva anche rinnovata la detenzione per il collega di Al-Jazeera Mahmoud Hussein, accusato di”Istigazione contro le istituzioni statali e diffusione di notizie false con l’obiettivo di diffondere il caos”, per altri 45 giorni, ne ha già trascorsi oltre 1300 in carcere.