Una delle reti Mediaset manda in onda in prima serata una programma televisivo dai pessimi contenuti sociali perché, secondo la mia inutile opinione, hanno un effetto gravemente diseducativo. Principalmente NON dovrebbe essere ammissibile un format in cui vengono sviliti e superficializzati sentimenti affettivi, ma c’è pure che un concorrente, mentre viene ripreso, dichiara di avere il “controllo sulla mente” della propria fidanzata, di averle imposto di “cancellarsi dai social, dalla palestra” e infine di non consentirle libertà, “niente amiche, niente di niente”.
Tale Davide, in coppia con la compagna Serena a Temptation Island, programma trash di Canale 5 afferma testualmente: “Fortunatamente, o sfortunatamente, ho controllo sulla mente di Serena e quindi tiro quello che voglio dalla sua bocca.
Spesso quando discutiamo io l’annullo, non la ritengo degna, le dico lascia stare”.
Orbene, se ci fosse una censura etica, programmi come questi andrebbero oscurati e frasi come quelle pronunciate da questo individuo dovrebbero attivare un’ indagine conoscitiva.
Non si tratta infatti SOLO di un ragazzo geloso.
È il senso del possesso maschile che traspare da queste parole.
È la volontaria intenzione di isolare la propria donna, di denigrarla e apertamente delegittimare una indipendenza femminile che dovrebbe di contro essere valorizzata e ricercata dagli uomini.
È voler umiliare la propria partner, annullandone il valore personale, per renderla un oggetto di proprietà da tenere sotto controllo.
Certe frasi non possono e non dovrebbero mai essere pronunciate, e tantomeno mandate in onda in prima serata tv davanti a quasi 3 milioni di spettatori, di tutte le età.
Come riesce Maria De Filippi, dirigente di Mediaset, ad accettare questo tipo di programmi e nel contempo proclamarsi paladina del riscatto femminile, lo sa solo lei.
Oggi i media dovrebbero comunque tenere sempre presente la loro funzione sociale, che sia culturale o di svago.
E mai dovrebbero passare ed essere sdoganati messaggi di questo tipo, fuorvianti rispetto alla crescita civica dei nostri giovani ovvero alla cultura del rispetto, oggi più che mai tristemente necessaria alla pubblica opinione.
La sopraffazione e la limitazione della libertà di una donna dovrebbero essere combattute qualsiasi forma esse assumano.
E mai dovrebbero essere normalizzate o sottoposte alla assunzione, spesso acritica, di palinsesti televisivi e comunicazioni mediatiche.
Le parole sono pietre e servono per colpire ed abbattere, oppure per costruire.
Dipende dalla scelta che si opera sul loro utilizzo.
Questi sono i punti di partenza dai quali iniziare a ricostruire, seriamente e con l’impegno di tutti, una convivenza civile basata sul rispetto per gli altri e la promozione reciproca della dignità personale.
Donna, uomo, bambino, migrante, gay, nero che siano.